Migranti, truffa milionaria da parte di una cooperativa cuneese

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La Guardia di Finanza di Sanremo ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Imperia nei confronti di 4 persone indagate per aver sottratto fondi pubblici per la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS). Tre di questi sono piemontesi: i cuneesi Gianni Morra, 62 anni, Emanuela De Mita, 48 anni convivente di Morra, e l’avvocato torinese Guido Tabasso di 67 anni, i quali risultano soci occulti e gestori reali della finta cooperativa sociale Caribù di Cuneo. La quarta persona è la sorella di Morra, Antonella, 59 anni, che ha partecipato alla frode riciclando il denaro in alcune società di famiglia.

La Caribù aveva ottenuto un affidamento diretto della gestione del CAS di Sanremo nel luglio 2017 e poi anche quello di Vallecrosia nel febbraio 2018, ma già dal novembre 2017 erano partite le indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Imperia grazie a delle intercettazioni telefoniche.

I gestori dei CAS comunicavano alla Prefettura di Imperia un numero superiore di ospiti rispetto a quello effettivo e facevano lievitare in fattura i costi di servizi mai o solo parzialmente erogati ai migranti. Risparmiavano sul servizio di pulizia, che era diventato compito dei migranti e come cibo venivano somministrate frattaglie, che secondo il Gip “molti non darebbero neanche ai propri gatti.” Trattamenti psichici e fisici inaccettabili, “come bestie”, e chi si ribellava, secondo un’intercettazione delle Fiamme Gialle, subiva botte e umiliazione.

La truffa ammonta a 1,3 milioni di euro, quasi il 70% dei circa 1,7 milioni erogati dal Ministero dell’Interno, ma secondo il Comandante provinciale della Guardia di Finanza di Imperia, Alfonso Ghiraldini, i soldi sono già stati recuperati con il sequestro preventivo dei beni. L’indagine coinvolge anche due commercialisti piemontesi e l’ex vice prefetto di Imperia, Alessandra Lazzari, ora in servizio alla Prefettura di Torino.

Le accuse a carico degli indagati sono di associazione a delinquere, truffa in erogazioni pubbliche, frode in pubbliche forniture, auto-riciclaggio e aggiudicazione illecita della gestione dei centri.

“Sulla questione mi riservo di compiere tutti gli accertamenti che si renderanno opportuni. – dichiara il Procuratore Aggiunto di Imperia, Grazia Pradella -. Certo è che sono mancati, quantomeno in parte, i controlli. Alcune fatture venivano rimborsate 6-7 volte. Quando la struttura aveva in carico 38 migranti ne dichiarava 81 con l’appropriazione del relativo costo”.

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