VEZZA D’ALBA – «Un capoluogo di paese arretrato si è fatto “bagnare il naso” da tutti nel Roero»

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Buongiorno direttore,

sono a raccontarle lo sconforto di molti vezzesi nel vedere l’assenza dell’Amministrazione comunale per mettere all’onore del mondo una situazione di un capoluogo che ci annovera fra gli ultimi paesi del Roero.

Il capoluogo vive ancora oggi uno stato di arretratezza senza precedenti. Tutte le attività lavorative sono scomparse, perdendo così una memoria storica e culturale difficile da recuperare, una vera vergogna. Non c’è sviluppo senza cultura, mentre i papaveri continuano a fiorire, l’ignoranza diventa forza. L’anima ha bisogno di vedere le nostre colline, dal sole che nasce fino a quando tramonta, dare valore al silenzio, alle tradizioni, al vedere salire la nebbia dal fondovalle e dissolversi ai raggi del sole. Così come lo spirito cresce, la bellezza emerge. Un grido di dolore si leva dal capoluogo; ci siamo fatti “bagnare il naso” da tutti, perdendo attività tipiche di quando eravamo bambini, come l’essenza di essere paese. Per questo mi rivolgo alla sindaca ed ex insegnante elementare, visto e considerato che le piace così tanto apparire. Il tempo di insegnare a fare le aste ai bambini è finito, oggi anche loro potrebbero insegnare a tanti adulti come il mondo si è evoluto (non solo nell’uso delle moderne tecnologie), ma di seguire processi evolutivi in tutti i loro aspetti, dalla variazione del clima (vedi la manifestazione mondiale di qualche settimana fa), al mondo vegetale e animale che sempre più emigra verso le nostre latitudini.

Non si abbatte una piccola pineta per fare posto a quello che è stato definito “Un bosco per la città”. Ci vogliono 30 anni perché queste nuove piante abbiano uno sviluppo come quelle abbattute. Non si può cavalcare l’onda dicendo “non erano autoctone”.

Mi domando se nel periodo in cui viviamo ci sia ancora qualcosa di una realtà passata se non una mentalità arcaica incapace di evolversi al presente. Così dicasi per il bricco di San Martino: pensare di fare un vigneto laddove già viviamo tra i vigneti, altro non serve che a irrorare con fitofarmaci la gente che abita al disotto. Questo è già un pensiero troppo grande da tenere in considerazione? E cosa dire del salone delle manifestazioni ancor oggi coperto di eternit, e dell’illuminazione pubblica con lampade al vapore di mercurio! In quanto poi al decoro, non basta affiggere cartelli sperando nel buon senso, occorre applicare le leggi e farle rispettare. O si ha paura che queste posizioni possano far perdere consensi?

Avere persone che cercano poltrone per leggere editti non serve a nulla.

Gianfranco Capello

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