Mutui usurai: arrestata anche una dipendente “infedele” della Findomestic di Bra

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Una collaboratrice dell’agenzia Fin­domestic di Bra parrebbe essere stato il “volto pulito” di un’organizzazione criminale che avrebbe tenuto al giogo del­l’usura piccoli imprenditori, artigiani, disoccupati e casalinghe del Roero, del cuneese e del torinese. Un gruppo di “cravattari” che pare applicasse tassi anche del 2.500 per cento a persone in difficoltà con il lavoro e/o la crisi economica, soggetti non bancabili, impossibilitati ad accedere al credito regolare. Sfruttando il marchio di Findomestic, risultata del tutto estranea e anzi danneggiata da questa probabile dipendente infedele, si sarebbero accreditati come agenti in grado di garantire esito positivo a tutte le richieste.

La donna è stata arrestata venerdì dalla Guardia di Finanza di Torino nell’ambito dell’operazione “Doppio debito” coordinata dalla Procura di Asti. Pare ricevesse i clienti e istruisse i complici sulla redazione di pratiche all’apparenza affidabili, con quel marchio conosciuto e pubblicizzato anche in tv. Avrebbe seguito l’iter di concessione del prestito facendo passare denunce dei redditi, buste paga e altra documentazione contraffatta. Avrebbe suggerito le risposte da dare in caso di controlli. Pare che la banda di usurai le riconoscesse ogni volta un compenso complimentandosi per l’efficienza del lavoro.

Parallelamente avrebbe  avrebbe rivelato al “beneficiato” che quanto ottenuto era dipeso dall’intermediazione criminale, lo avrebbe minacciato affinché cededesse in contanti anche il 60%; peggio sarebbe andata per chi rateizzava a condizioni di strozzo. In due anni la banda avrebbe così lucrato circa 400mila euro da una ventina di vittime.

Con l’accusa di associazione a delinquere per usura, abusivismo finanziario, estorsione e truffa, insieme alla donna sono finiti in manette un 27enne torinese; un padre e un figlio di Carmagnola; un  44enne di Villafranca Piemonte e un 53enne di Moncalieri. Pare s’incontrassero solo all’aperto, al campo nomadi di Carmagnola e al centro commerciale a Moncalieri: le indagini sono state difficili perché gli arrestati avrebbero evitato l’utilizzo di telefoni cellulari e avrebbero anche fatto ripulire da specialisti le loro auto temendo la presenza di microspie.

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