L’estrema destra di Casa Pound provoca sul caso Abet

0
218
L’estrema destra di Casa Pound interviene sulla vicenda degli esuberi annunciati dall’Abet Laminati a Bra. Lo ha fatto con uno striscione affisso la scorsa notte presso uno degli stabilimenti della fabbrica. Gli attivisti di questo movimento, tra cui Fabio Corbeddu, già candidato a sindaco a Cuneo, hanno poi diffuso il seguente comunicato stampa.
«Assistiamo sgomenti – interviene Fabio Corbeddu per la sezione provinciale di CasaPound Italia – e con grande apprensione per la sorte dei lavoratori dell’Abet all’incessante smobilitazione di risorse umane operata da molte fabbriche del nostro territorio. Una manovra strumentale ad ambiziosi progetti di investimento ma di fatto asservita ad una ben meno nobile ottica di massimizzazione del profitto, a scapito non solo delle maestranze locali, ma anche dell’ambiente circostante, cui l’azienda continua ad imporre “sacrifici” (vedasi in ultimo l’autorizzazione rilasciata dalla Provincia al “recupero” di rifiuti pericolosi nell’Inceneritore con capacità superiore a 10 Mg al giorno n. 2018/65970 del 10/09/2018)».
Si tratta in realtà del rinnovo del permesso di funzionamento di questo bruciatore degli scarti di lavorazione dei laminati, che si trova presso lo stabilimento Folden in strada Falchetto.
Il comunicato aggiunge: «Riteniamo – prosegue Corbeddu – che ciò incrini quel necessario feedback tra la società civile ed un’impresa insediata nel medesimo contesto, dalla cui presenza giungono ormai risorse sempre minori rispetto a quelle necessarie a contrastare l’elevato impatto sociale ed ambientale di certe decisioni.
Le rassicurazioni dell’amministratore delegato sul punto non ci convincono: la “manovra” consiste nel licenziamento di 1 operaio su 4, quasi tutti – secondo le statistiche della Camera di Commercio – assunti a tempo pieno ed indeterminato».
Conclude: «Ci saremmo aspettati una posizione più determinata e, soprattutto, consapevole, da parte dell’Amministrazione comunale; per quanto a parole si sia prevedibilmente schierata a fianco dei lavoratori, non si ha riscontro di particolari censure, da parte di chi ne è membro, sul dilagare del fenomeno cosiddetto “Industria 4.0”, il quale altro non contempla se non il supino recepimento di istanze euroglobaliste incentivanti la concorrenza di Paesi ove la manodopera ha diritti e costi minori e che trascina l’Italia nel baratro di una insidiosa gara al ribasso».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui