Cohousing, perché sceglierlo e con chi. Il racconto di una maestra di Alba

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Del cohusing, non solo di quello a carattere sociale, ma privato, ultimamente si discute sempre più spesso. In molti Paesi del Nord Europa, tra cui Danimarca dove il progetto nasce negli anni ’60, Olanda, Francia, Germania, Norvegia, Svezia è una realtà consolidata, ma anche in America, Australia, Canada, Giappone e Italia si sta facendo largo una simile necessità, oltre che volontà. Si tratta di vivere in comunione, non solo di spazi da condividere, ma abbracciando uno stile di vita in cui la persona è centrale, è importante ed è accudita, oltre al fatto, non trascurabile, che si ammortizzino le spese di gestione e manutenzione dell’abitazione scelta. In generale, si tratta di complessi abitativi realizzati da appartamenti privati con ampi spazi in comune, destinati ai cohouser, alla cucina, alle attività da praticare insieme, al chiuso e all’aperto. Luoghi progettati per le persone e non hanno alcuna finalità politica, religiosa o ideologica, ma una miglior qualità della vita.

Anche nel nostro territorio, tale iniziativa si fa largo, come racconta Laura Pescetto, insegnante di Alba che culla l’idea di un cohousing da qualche anno.

La spinta al mio desiderio di condivisione, e che accomuna un gruppo di miei amici coetanei e di vecchia data, è quella di affrontare la vecchiaia in maniera piacevole, alternativa, senza pesare sui figli, ma mantenendo una certa autonomia, vivacità culturale, mentale e sociale. Tutto questo, a mio avviso, aiuta ad invecchiare meglio anche fisicamente. Inoltre, abbiamo la possibilità di ridurre il peso delle bollette per i singoli, condividere le spese, i mezzi di trasporto, gli attrezzi agricoli, volendo autosostenerci e coltivare i prodotti della terra, lavorando insieme, ognuno con le proprie possibilità. Oltre agli aspetti già citati – conclude Laura – mi piace molto l’idea di affrontare il cohousing come una nuova sfida per fare qualcosa di insolito in cui tutti noi crediamo molto”.

Il cohousing tende ad incoraggiare la socialità, il sostegno reciproco, i rapporti di buon vicinato, l’organizzazione famigliare, visto che si può contare, per un aiuto con i bambini, i malati o gli anziani del gruppo, sulla presenza di altre persone fidate. Fermo restando che, naturalmente non sempre è facile andare d’accordo e che si tratti di una scelta da ponderare con saggezza.

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