BRA – In attesa della «riqualificazione funzionale» – come l’ha definita il Comune proprietario –, Palazzo Garrone comincerà a restaurare il portale. Quello d’accesso all’atrio degli ex uffici giudiziari a lungo (prima Pretura, poi distaccamento del Tribunale di Alba soppresso nel 2013) ospiti di questo stabile in via Serra. Si tratta di un arco ligneo intarsiato risalente a metà Settecento. Esposto alle intemperie, ha urgente bisogno di cure e l’Amministrazione civica ha incaricato la ditta specializzata “Galleano Clemente e Figli” di Caramagna Piemonte per un preventivo di 13.176 euro. Ancora non si sa invece, quando potranno partire i ben più impegnativi, 2 milioni di euro finanziati dal Pnrr, lavori di restauri conservativi: risanamenti e messa in sicurezza (c’è da togliere amianto dai solai), aggiornamenti degli impianti elettrico, anti-incendio, termico-sanitario, l’ascensore; infine ritinteggiature a valorizzare elementi architettonici e decorativi. Solo a questo punto Palazzo Garrone con la sua scenografica terrazza affacciata sulla piazza del Municipio, diventerà “polo culturale”. Così ha deciso l’Amministrazione del sindaco Gianni Fogliato (Pd). Nel suo ultimo atto su questo che è forse il cespite di maggior prestigio del patrimonio disponibile, indica un ritorno all’uso come nuova sede dell’ufficio Turistico e spazio «di condivisione, ritrovo sociale in cui promuovere la valorizzazione del territorio, favorire la nascita di reti attraverso l’innovazione, la creatività a servizio della cittadinanza». Ancora l’ampia metratura dovrebbe «generare un impatto positivo per Bra, dare nuove risposte in modo diverso alla collettività, creare un cambiamento positivo, smuovere la società e più semplicemente generare interessi condivisi». Pare una supercazzola e forse lo è, naufragata l’iniziativa della precedente Amministrazione che dopo una modifica al Prg aveva inutilmente tentato d’affittare a privati e fare un albergo a Palazzo Garrone. Ora, a parte il «generatore» di cui sopra, nei mesi scorsi si era parlato di collocare all’ex Pretura l’archivio di Giovanni Arpino: una mole di documenti, quadri, memorabilia eccetera che Tommaso, l’unico figlio del giornalista-scrittore, dovrebbe cedere per consentire un’esposizione pubblica celebrativa nella città forse più amata dal padre.
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