Bra: il tributo dei Salesiani e della città al sig. Mano

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Dall’Istituto salesiano “San Domenico Savio” riceviamo e pubblichiamo questo saluto a Riccardo Mano, coadiutore dell’opera di don Bosco, mancato martedì scorso a 91 anni di età. E’ stato letto al funerale dal direttore del Centro di formazione professionale, Valter Manzone.

“La morte ci toglie tutto quello che abbiamo, ma ci restituisce quello che abbiamo donato. Beati i morti che muoiono nel Signore, perché troveranno riposo dalle loro fatiche e le loro opere buone li accompagneranno”. 

Vuole essere questo il saluto che – come famiglia salesiana di Bra – intendiamo tributare al caro Riccardo Mano, per tutti «il signor Mano», nel giorno della sua sepoltura, che segna il passaggio alla vita senza fine, conquistata durante tutta la sua lunga esistenza terrena. Esistenza della quale ha speso – con fedeltà al Signore e al carisma di don Bosco – 74 anni nella sua congregazione, 62 dei quali vissuti in questa casa braidese. Ancora recentemente lo si vedeva attraversare il cortile, poco prima delle 17.30 per recarsi in chiesa, dove avrebbe guidato il rosario e poi assistito, dal primo banco, proprio di fronte al tabernacolo, alla messa delle 18.

Uomo signorile, colto, generoso e competente, ha lavorato con grande dedizione per far sì che le migliaia di suoi allievi imparassero tutti i segreti del disegno artistico (quelli della scuola Media) e del disegno tecnico (quelli dell’Iti, del professionale prima e del Cfp poi) che avrebbero quindi utilizzato nelle aziende in cui si sarebbero collocati. 

Se ripenso ai ricordi che mi legano al signor Mano, me ne vengono in mente a valanghe. Ma su tutti, uno: quando studente, insieme ai compagni che come me erano in studio (allora era obbligatorio fino alle 18.40 non solo per i convittori del collegio) ascoltavamo i suoi pensieri di «buonanotte»: erano delle vere pillole di saggezza, sempre legate al quotidiano di ciascuno di noi, tanto che mi dicevo: un giorno vorrei anch’io essere come lui. E quando ho iniziato la mia avventura come formatore in questo Cfp, ho trovato nel signor Mano una guida sicura, con cui mi sono confrontato fino a pochi giorni fa. 

Consigliere della scuola, esercitava tutta la sua autorevolezza nel momento in cui fischiava la fine della ricreazione e tutti gli studenti, improvvisamente, facevano silenzio. Ma ancora recentemente lo si incontrava negli intervalli vicino ai calciobalilla, con l’immancabile camice addosso, sia per farne la necessaria manutenzione, sia per poter dire qualche «parolina all’orecchio» ai tanti giovani che quotidianamente li utilizzano per il gioco. 

Come non ricordare poi la sua esperienza di delegato dei salesiani cooperatori e le gite, memorabili, che organizzava, riuscendo a coniugare i luoghi della fede con quelli d’arte, che spiegava in modo incantevole ai numerosissimi partecipanti. 

E che dire del suo amore per gli ex allievi: ha sempre volentieri messo il suo carisma salesiano a loro disposizione, essendo molto ricambiato. Tutti i giorni c’erano ex allievi che tornavano a trovarlo per un saluto, un consiglio o per una chiacchierata: e questa disponibilità gli ha fruttato tante amicizie significative, che sono continuate fino ad oggi.

E noi, che siamo qui a pregare con lui e per lui, lo salutiamo con molto affetto, dicendogli il nostro GRAZIE riconoscente e il nostro «Arrivederci in paradiso…»

 

Tratti biografici di Riccardo Mano (1930-2021) 

Riccardo Mano nasce nella frazione S. Giuseppe di Sommariva Perno il 9 ottobre 1930 da papà Gioachino e mamma Giuseppina. Dalla famiglia numerosa, con la quale mantiene un rapporto di vicinanza e di affetto fino alla fine, impara il senso cristiano della vita e il lavoro sacrificato. 

Affascinato dal fratello maggiore Giovanni, che aveva iniziato gli studi da salesiano, arriva come artigiano alla casa di Torino Rebaudengo e intraprende il cammino di formazione professionale. Vuole diventare salesiano anche lui, ma il numero limitato di posti sembra essergli di impedimento. «Sono andato a colloquio dall’ispettore, che era in visita alla casa, e gli ho detto che volevo farmi salesiano. “Perché?”, mi ha chiesto. “Per salvarmi l’anima”. L’ispettore ha subito chiamato il direttore e io ho potuto andare in noviziato».

Compiuto il noviziato a Villa Moglia e fatta professione il 16 agosto 1947, torna a Torino Rebaudengo per il Magistero Professionale. Dal 1950 al 1954 è a Torino Valdocco come vice-capofalegnami. Quindi gli viene chiesto di andare a Chatillon come Maestro d’arte nei corsi per falegnami e intagliatori. Qui si distingue per la sua competenza professionale e per il suo tratto educativo.

Nel settembre 1959 i superiori gli chiedono di andare a Bra, dove si sta aprendo una nuova presenza salesiana. Vi resterà per tutta la sua vita, partecipando in prima persona alla nascita ed evoluzione dell’opera. È capo laboratorio dei falegnami, autentico artefice della costruzione della casa fin nei suoi dettagli. Con la chiusura del settore di falegnameria si specializza all’Accademia delle Belle arti di Firenze. Diventa così insegnante di educazione artistica alla scuola Media e disegno tecnico all’Iti, formando centinaia di allievi. 

La sua austera amorevolezza gli permette di svolgere con grande efficacia il delicato ruolo di consigliere e responsabile della disciplina. “Sistema preventivo fatto persona”, così lo descrive un ex allievo, mette massima cura nel preparare l’animazione, il pensiero con cui ogni giorno invita i giovani allo studio e al lavoro. 

Per sei anni, dal 1972 al 1978, svolge anche il ruolo di consigliere ispettoriale.

Smesso l’insegnamento nel 2003, continua a essere punto di riferimento stabile per insegnanti, formatori ed ex allievi, che spesso lo cercano sicuri di incontrarlo. «Il nostro cilicio è il cortile», insegna ai giovani confratelli citando don Bosco. È facile ricordarlo, fino a pochi mesi fa, col suo spolverino blu intento ad aggiustare i calcetti sotto il porticato, sempre con una parola buona per tutti. 

«Se il Signore mi chiama, sono pronto»: così ripete negli ultimi tempi, quando si rende conto che le energie gli vengono meno e non gli permettono più di fare quanto vorrebbe per i ragazzi e per la casa. «Ma posso solo ringraziare per la vita che ho vissuto».

Adesso siamo noi a ringraziare il Signore per averci messo sulla strada il sig. Mano, a nome delle tante persone che lo hanno incontrato in questi anni di vita.

Uomo dal cuore grande, ha fatto della casa salesiana la sua dimora, del cortile il luogo dell’apostolato e dell’incontro coi giovani, del laboratorio e dell’aula la cattedra dalla quale ha insegnato a quanti l’hanno incontrato il suo amore per Gesù. Il Signore lo ricompensi e lo accolga nel suo abbraccio di misericordia.

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