Arginare il caro energia si può: le proposte di Confindustria Cuneo

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In questi tempi così instabili, capita che l’Italia, in base ai più recenti dati Istat, si dimostri locomotiva d’Europa con una produzione industriale che, a novembre, supera nettamente quelle di Francia e Germania, attestandosi 3 punti sopra il livello prepademico del febbraio 2020 e, nel contempo, rischi che la ripresa si blocchi in conseguenza del caro energia.

Le concrete preoccupazioni su questa drammatica impennata dei costi affrontata dalla generalità delle imprese della penisola sono state al centro del tavolo di confronto organizzato da Confindustria Cuneo nella sala “Michele Ferrero” della propria sede, alla presenza di Aurelio Regina, delegato per l’energia del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.

All’appuntamento sono stati invitati i parlamentari eletti in provincia, affinché si facciano tramite delle esigenze di sostegno strutturale da parte di un mondo produttivo in seria difficoltà per le bollette di gas ed elettricità, a fronte di una situazione data come in ulteriore aggravamento.

Ad accogliere Regina, dopo l’introduzione del direttore generale di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio, è stato il presidente dell’Associazione datoriale provinciale, Mauro Gola, affiancato dal vicepresidente PierPaolo Carini, nelle vesti anche di amministratore delegato del Gruppo Egea (e quindi testimone di prima mano di ciò che sta accadendo), e dal presidente del Comitato Piccola Industria di Confindustria Cuneo, Alberto Biraghi (il quale ha evidenziato come, per le Pmi, sospendere la produzione per gli eccessivi oneri energetici corrisponda alla condanna alla chiusura definitiva).

A testimonianza dell’importanza del tema, erano collegate on-line oltre 120 aziende associate a Confindustria Cuneo, mentre alcune erano rappresentate in sala dai propri vertici.

Gola ha evidenziato come i costi per l’energia a carico delle imprese fossero pari a 8 miliardi nel 2019, siano saliti a 20 nel 2021 (nel 2020, ha poi precisato Regina, a causa del lockdown, ci fu un assestamento su 5 miliardi) e si preveda che per il 2022 il “conto” passi a ben 37 miliardi, il valore di una legge finanziaria addossato al comparto produttivo, come è stato evidenziato da più parti. Questo mette in forse la crescita del Paese che resta in fase espansiva, ma con una pesante spada di Damocle sul capo del settore manifatturiero. A fronte di questo ennesimo momento complesso, ha sottolineato il presidente Gola, gli imprenditori vogliono andare avanti, ma hanno bisogno di misure strutturali adottate a livello nazionale.

Del resto nei giorni precedenti Alessandro Fontana, direttore del Centro studi di Confindustria, aveva evidenziato come all’inizio del nuovo anno l’impennata delle bollette abbia eroso già due miliardi di euro di valore aggiunto al mondo della manifattura.

“Arginare il caro energia: le proposte di Confindustria”, il titolo dato al tavolo di confronto, ha visto Aurelio Regina proporre una disamina articolata, in certi passaggi tecnica, ma assai utile a comprendere la situazione odierna, a ipotizzare quella futura e a confrontare come i principali competitor europei, in particolare Francia e Germania, abbiano preso di petto la questione, mentre l’Italia registra interventi, anche consistenti in valore assoluto, in particolare mirati doverosamente alle utenze familiari, ma che non hanno ancora quella caratteristica di strutturalità da cui non si può prescindere, perché questa non è una situazione transitoria destinata a rientrare in modo spontaneo.

Il Delegato per l’energia di Confindustria ha spiegato, numeri alla mano, quale sia la posta in palio: si tratta di difendere i 500 miliardi di euro di export italiano che, oltre tutto, costituiscono la più importante garanzia per il debito pubblico del Paese.

Quindi l’auspicio è che questa consapevolezza sia ben chiara a tutti, in particolare a livello decisionale politico nazionale.

La relazione di Aurelio Regina, oltre a illustrare le proposte operative fatte pervenire al Governo, non ha trascurato i temi geopolitici inerenti alle fonti straniere di approvvigionamento, in particolare del gas, e ha evidenziato come, sebbene non possa ambire all’autosufficienza, l’Italia abbia la possibilità, a medio termine, di aumentare in modo consistente il ricorso all’estrazione all’interno dei propri confini.

Ecco la sintesi di quanto riferito dal dottor Regina, il cui intervento è stato salutato da uno scrosciante applauso.

La crisi ormai pressoché militare tra Ucraina e Russia è uno dei possibili detonatori di una situazione delicatissima: una telefonata andata male tra i presidenti Biden e Putin ha forti ripercussioni immediate sull’aumento dei prezzi, ha evidenziato il Delegato per l’energia di Confindustria che, al riguardo, ha sottolineato l’errore strategico di dipendere solo, o quasi, da Mosca per le forniture di gas. Occorre fare il possibile per non essere alla mercé di un solo Paese. Tra Algeria, Egitto e Libia, auspicando il ritorno alla normalità dell’ex colonia, andrebbero potenziati i rifornimenti da altri Paesi, riabbracciando la politica di diversificazione di approvvigionamenti perseguita da Enrico Mattei. C’è anche la possibilità di potenziare gli acquisti energetici tramite il Tap (gasdotto transadriatico).

Confindustria ha portato all’attenzione del Governo la questione dell’estrazione del gas italiano. Secondo gli studi sottoposti all’Esecutivo, in 12-15 mesi nel nostro Paese potremmo estrarre il doppio di metri cubi, passando da 4 a 8 miliardi di metri cubi, con un successivo ulteriore forte incremento e a costi molto concorrenziali.

Vi è però l’impellenza degli aumenti già applicati: dal primo gennaio +55% sul trimestre precedente per l’elettricità e +42% per il gas.

Regina è partito da questo spunto per illustrare le misure adottate da Francia e Germania, diverse fra loro perché questi Paesi hanno realtà distanti fra loro (ad esempio, la Francia ha una produzione di energia nucleare di tutto rispetto, mentre i tedeschi continuano a far ampio ricorso al carbone). Però i maggiori competitor continentali dell’Italia nel settore manifatturiero all’interno dell’Ue hanno entrambi attuato azioni strategiche di medio e lungo termine a favore dei propri sistemi produttivi, mentre il rischio di perdere competitività per gli imprenditori italiani in questo momento è molto vicino, non più all’orizzonte.

Regina per il settore gas ha proposto di estendere a esso l’interrompibilità (un programma di difesa della rete elettrica nazionale che, a fronte di una remunerazione, prevede l’interruzione dei carichi elettrici dichiarati disponibili dall’utente che vi aderisce; è una pratica diffusa in tutto il mondo e serve a prevenire malfunzionamenti e black-out nella fornitura di energia elettrica) e di aumentarne la remuneratività, che sia commisurata ai costi, chiedendo inoltre che il meccanismo sia stabilizzato.

Come nota positiva rimarcata da Regina, il “decreto gassivori” permetterà una scontistica delle componenti parafiscali dal prossimo primo aprile, impattando per circa 800 milioni di euro sul sistema industriale.

Confindustria auspica una misura equivalente a quella decisa a Parigi: i francesi hanno contingentato il prezzo per un forte stock di gas, alleviando gli oneri altrimenti scaricati sulla manifattura. Secondo Regina, si potrebbero allocare virtualmente 8 miliardi di metri cubi al prezzo del periodo estivo (in genere del 30-40% più basso di quello invernale), metà prodotti dall’estrazione in Italia, in attesa del citato auspicato raddoppio, e metà importati. Secondo i calcoli di Confindustria, ciò inciderebbe sul prezzo complessivo del gas fino addirittura del 70%.

Per l’elettrico si lavora sulle componenti parafiscali e, inoltre, c’è bisogno di una riforma del mercato elettrico, che includa le rinnovabili.

«Abbiamo chiare le idee di dove possiamo andare. Ma aspettiamo le risposte della politica», ha esortato Aurelio Regina.

I parlamentari senatore Marco Perosino, senatore Giorgio Maria Bergesio (anche a nome del deputato Flavio Gastaldi), deputata Monica Ciaburro e senatore Mino Taricco (anche a nome della deputata Chiara Gribaudo), sottolineando l’attenzione bipartisan alla questione che li unisce, hanno preso l’impegno di operare nelle sedi istituzionali di rispettiva competenza per portare la voce delle imprese che rischiano di essere strozzate dal caro energia.

Intanto è arrivata la notizia che il ministro Giancarlo Giorgetti ha convocato il tavolo con le imprese per il primo pomeriggio di mercoledì 19 gennaio, per valutare quali misure strutturali possano essere adottate per limitare l’impatto dei costi energetici sul sistema produttivo nazionale.

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