Apre le porte la “Giostra delle Devozioni” a Montà d’Alba

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Dopo gli ottimi esiti della tappa d’esordio risalente a due anni fa, con la mostra strutturata “Dell’eccellente mano del signor Raposo” (il successo di allora seppe andare oltre le restrizioni nei mesi acuti del Covid), a Montà continua il lungo e ricco cammino rivolto alla riscoperta dell’arte come ideale completamento dell’offerta culturale e turistica del territorio. Prenderà dunque il via il 21 ottobre, per rimanere aperta fino all’8 gennaio prossimo, l’esposizione “Dipinti e ridipinti: la Giostra delle devozioni”: interessante itinerario allestito nella Confraternita di San Michele, che espone quattro pale d’altare della vecchia parrocchiale di S. Antonio Abate di ritorno dal restauro. Dice Silvano Valsania, amministratore di lungo corso e primo fautore dell’operazione: «Il progetto, nato anche come sperimentazione di un approccio “ecomuseale” al patrimonio artistico, ovvero incentrato sulla comunità che lo ospita, affinché se ne riappropri, lo conosca e senta suo, ne abbia dunque cura e lo valorizzi, compie un nuovo importante passo, con il recupero di quattro ulteriori pale d’altare». L’iniziativa è promossa dall’associazione “Montata Fangi” insieme con il Comune di Montà, la Parrocchia di Sant’Antonio Abate e l’Ecomuseo delle Rocche del Roero. Si tratta, a tutti gli effetti, di un prosieguo di quel percorso di recupero e restituzione del consistente patrimonio pittorico proveniente dalla storica chiesa montatese, scaturito con il “Raposo”: anche perché aggiunge ulteriori elementi di primissimo livello. Le “pale” sono infatti autentici capolavori che ritornano alla luce: una di metà Seicento, di Giovanni Antonio de Cruce, e le restanti della seconda metà del Settecento: due riferite a Pietro Paolo Operti.

Una, inoltre, attestata, di Vittorio Amedeo Rapous. E c’è di più: «A sorpresa, la fase di restauro ne ha individuata una quinta, secentesca, svelata sotto uno dei dipinti dell’Operti. Una singolarità restituita nell’esposizione, che oltre a due dei maggiori artisti del Settecento piemontese, propone una seconda opera di quel De Cruce o Croci del quale si conosceva sinora soltanto la “Santa Barbara” della Confraternita dei Battuti Neri di Bra». Le opere sono state restaurate da Pier Franco Nicola con la collaborazione di Roberto Ilengo e Bianca Ferrarato. Si tratta di un’attività con il pedigree e i crismi della qualità dei contenuti: tant’é che il progetto – svolto sotto la direzione scientifica di Liliana Rey Varela della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo e del prof. Giuseppe Dardanello, dell’Università di Torino – ha tracce decise di coesione a livello territoriale.

Lo staff precisa infatti: «Si è potuto contare sulla collaborazione del Mudi, il Museo Diocesano di Alba, e sul coordinamento a cura dell’Ecomuseo. La mostra è patrocinata da Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, Ente Fiera Internazionale Tartufo Bianco d’Alba e dall’Associazione Valorizzazione Roero. La realizzazione è dovuta al sostegno di Fondazioni Crc, Fondazione Crt, Banca d’Alba e ai contributi delle aziende Iride, Simplast Group, Cauda Strade, Dal Trifulè e Alma». Montà: bell’esempio, tra l’altro, di come si possano innescare ottime sinergie tra pubblico e privato anche quando si parla di cultura nel senso più pieno.

La mostra sarà aperta sino a gennaio il venerdì dalle 15 alle 18, oltre che il sabato e la domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15 alle 18, ad ingresso libero. Un’ultima nota, sempre segnalata da Silvano Valsania: «Insieme agli aspetti artistici la Mostra racconta un altro tema emerso dalla ricerca: la grande vitalità della religiosità dei laici in un borgo d’età moderna e la geografia celeste di riferimento. Di questa ricchezza cultuale in continua ridefinizione, di questa “giostra delle devozioni”, la Mostra documenta per quanto è stato possibile il secolare sviluppo per ogni altare, per ogni pala. Al visitatore l’avvertenza che si tratta di uno spaccato, che la realtà era decisamente più vasta, le devozioni e le Compagnie decisamente più numerose».

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