L’Aquila si! Alba e Bra no!

0
41

Cadono come i birilli, le candidature della provincia di Cuneo a capitale della cultura, prima Saluzzo, ora Alba Bra Langhe e Roero, lo stesso fervore di progettualità da parte dei territori, lo stesso orgoglio, la stessa delusione.

 

L’origine della parola mi illumina sull’oggi: nell’antica Roma la toga bianca era il costume con cui i concorrenti a una carica statale dovevano apparire in pubblico. Il bianco simboleggia la purezza, il segno di specchiate qualità morali. «Desidero partecipare perché la competizione è seria, non inquinata da favoritismi» era la molla, così è stato per chi ha partecipato ai tavoli per redigere un progetto sulla valorizzazione del proprio territorio. Ora la competizione si è chiusa, la vincitrice è stata proclamata e qualche dubbio mi assale. Tutte le dieci città in corsa erano degne di tale nomina, avendo ricchezza di tradizioni culturali e letterarie, bellezze paesaggistiche. Quale è stata la ratio della scelta? Perché L’Aquila, la città prescelta e non Agnone o Alba- Bra o Maratea o Treviso?

Quali sono stati i criteri? «Il dossier propone un modello di valorizzazione del territorio e del patrimonio culturale, artistico e naturale. Mira al recupero dell’identità, puntando sulla Cultura intesa come volano per la crescita. Il progetto coinvolge un numero rilevante di realtà, creando un forte collante con i territori circostanti». Così il ministro Sangiuliano ha esordito, leggendo le motivazioni della giuria che hanno portato a proclamare la vincitrice per il 2026. Ma queste motivazioni valgono per tutte le altre concorrenti, che hanno lavorato proprio per gli stessi obiettivi. Ovviamente le giurie non si contestano, si accetta il verdetto, ma si mastica amaro. A ridosso delle elezioni regionali dell’Abruzzo, che il capoluogo sia nominato città di cultura fa pensare ad un’ennesima prova di forza del partito della premier: “Siamo noi i più forti”. Non so che cosa sarebbe cambiato dall’essere capitale di cultura, poiché il nostro territorio ha tanto da offrire in termini di letteratura, di storia, di tradizioni culinarie, di imprenditoria eccellente, di paesaggi che il mondo ci invidia. Ma la pioggia di denaro, quella sì, sarebbe stata provvidenziale.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui