Il linguaggio dei politici

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Quando sono di umore grigio, mi rileggo Gianni Rodari che è sempre un pozzo di creatività e saggezza. L’attesa di un evento, come insegna Leopardi, è sempre migliore della sua realizzazione, così attendo la primavera, sperando in un mondo diverso. Utopia? Certo, ma ogni tanto sognare fa bene alla salute.

 

La prima rondine/venne iersera/a dirmi: – È prossima la Primavera!/Ridon le primule/nel prato, gialle,/e ho visto, credimi,/già tre farfalle./Accarezzandola/così le ho detto:/- Sì è tempo, rondine,/vola sul tetto!/Ma perché agli uomini/ritorni in viso/come nei teneri/prati il sor­riso/un’altra rondine/deve tornare/dal lungo esilio,/di là dal ma­re./La Pace, o rondine,/che voli a sera!/Essa è per gli uomini/ la primavera.

Pace, parola impegnativa, un miraggio non raggiungibile, date le condizioni dell’oggi, una speranza soltanto. Anche per Faruk l’attesa è gravida di significativo: in seconda elementare, alle prese con un italiano zoppicante, è desideroso di imparare la nostra lingua “in modo perfetto” e quando lo dice un sorriso compare sul volto smunto.

Per lui, maghrebino, arrivato da due anni in Italia, la scuola è dura, rincorrere i compagni cosa ardua, ma lui ci prova e a volte riesce. La sua speranza non è tanto la pace, di cui non comprende appieno il significato, ma il possesso della lingua. Encomiabile la sua volontà. Laila, 5 anni, occhi grandi e scuri, mi dice con eloquio perfetto: “Tu pensi che io sia intelligente?”. La guardo meravigliata. Laila usa il congiuntivo, il suo italiano fa invidia. Meglio dei politici di razza, che spopolano con il loro sgangherato italiano. Tra vaffa e parolacce, tra parole inconsistenti, riflesso di un pensiero povero e privo di argomentazioni, ingaggiano gare che non hanno nulla di eroico. Per essere “popolari” basta infarcire due o tre parolacce, usare frasi minime, a livello di slogan. Vittorio Coletti, linguista e consigliere dell’Accademia della Crusca ha detto: «Prima si cercava di parlare in pubblico meglio di come si mangiava, oggi ci si vanta di parlare in pubblico come si mangia. Sottinteso che si mangia male». La speranza di Faruk e Laila è di essere “accettati” attraverso il linguaggio, la mia speranza è che l’italiano non naufraghi in un bicchiere di… sgrammaticature e indecenze.

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