Chi ha paura del dossieraggio?

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Dossieraggio. Già di per sé è una parola da brividi. Eppure oggi è sulla bocca di tutti. Il motivo? I dati contenuti nel database del sistema informatico della Procura Nazionale Antimafia sono diventate di pubblico dominio, perché pubblicate sugli organi di informazione.

 

Secondo la Treccani il dossieraggio (che quindi è un sostantivo italiano) è un’attività clandestina svolta allo scopo di raccogliere in un dossier informazioni su una o più persone per cono di un committente privato o di uno stato. E proprio qui sta il punto: Chi ha voluto avere queste informazioni e a che titolo è riuscito ad averle? In ballo ci sono molti diritti e molti doveri da rispettare.

La privacy, la libertà di stampa, la diffusione di dati sensibili, la sicurezza dello Stato, la corsa a screditare gli avversari politici. Parliamoci chiaro: da che mondo e mondo siamo tutti sotto la lente di ingrandimento degli organi di controllo. Man mano che la nostra posizione diventa più importante, i nostri comportamenti vengono vivisezionati per verificare la nostra correttezza. Quindi non dobbiamo scandalizzarci se questi comportamenti vengono usati per finalità di ogni tipo (lecito o illecito). Quando l’avversario diventa troppo forte, scatta la macchina del fango, perché è l’unico mezzo per incrinare le certezze di chi sta navigando a vele spiegate e non trova ostacoli verso la propria affermazione.

Ma è giusto far affiorare queste cose? È accettabile che finiscano sulle pagine di un giornale? La risposta è no, perché dietro a quella che si definisce libertà di stampa, spesso si cela una comunicazione di parte, magari agevolata da funzionari di parte. Avremmo tanto bisogno di sicurezze, di sapere che chi ci dà le notizie non è schierato, così come chi indaga, non sia prevenuto perché ci vede come un nemico. Bisognerebbe sistemare un vulnus che sta diventando davvero ozioso. Prima si getta il mostro in prima pagina, poi si ritratta magari con un trafiletto in dodicesima. Nessuno paga, tutti hanno diritti nessuno doveri. Certo un personaggio di un certo rilievo ha l’obbligo morale di non avere scheletri nell’armadio, ma se questi scheletri li mette un avversario, allora non ci resta che alzare bandiera bianca, sperando che la fucilata non arrivi comunque.

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