Alba rinnova il suo impegno per il carcere: confermato il Garante Comunale Alessandro Prandi

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La luce in fondo al tunnel dei contagi Covid è ancora lontana, e lontana anche la consapevolezza della sua particolare criticità del contesto penitenziario nel marasma dell’emergenza sanitaria, ma almeno ora – da poco – è possibile ragionare su alcuni dati condivisi sul fenomeno in ambito carcerario. Sul sito del Ministero della Giustizia è finalmente pubblico e disponibile un dettagliato report settimanale sul Monitoraggio Covid negli istituti penitenziari a livello nazionale (www.giustizia.it/giustizia/it/mg_2_27.page), mentre a livello locale il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria per Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta ha attivato un monitoraggio quotidiano riservato, condiviso con le istituzioni regionali e con i sindacati di Polizia penitenziaria.

Nella prima fase dell’emergenza si erano alla fine registrati circa 280 detenuti e 200 operatori contagiati, mentre i dati relativi al mese di novembre evidenziano una vera e propria escalation:  il  3 novembre erano 869 i detenuti e gli operatori positivi, il 10 novembre 1.265, il 12 novembre 1.543, il 16 novembre circa 1.400,  il 17 novembre 1.547, il 18 novembre 1.694, il 19 novembre 1.785 e il 22 novembre 1.850. Dati ricavati da fonti diverse, in particolare dai report bisettimanali del Garante nazionale. Dal monitoraggio dei garanti territoriali si è anche appreso che anche settori particolarissimi del carcere come le sezioni speciali del 41 bis (Milano Opera e Tolmezzo) o le Icam per mamme con bambini al seguito (Torino) sono state contagiate dal virus.

I numeri attuali del contagio nelle carceri sono stati riferiti in Parlamento: il 25 novembre il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, durante un question time alla Camera dei deputati, ha snocciolato alcuni dati che aiutano a definire la situazione e a capire le dimensioni del problema attuale e i rischi potenziali propri del contesto reclusivo sovraffollato. Il ministro ha comunicato che il 24 novembre i positivi nella comunità penitenziaria italiana avevano raggiunto il numero di 1.868 casi. Come Garanti abbiamo segnalato che dei 53.720 detenuti complessivamente presenti nei 189 istituti penitenziari italiani (su una capienza teorica di 50.553 e una capienza reale attuale di circa 47.000 posti), ci sono 826 positivi di cui 804 gestiti all’interno del carcere (772 asintomatici) e 22 ricoverati in strutture sanitarie esterne.

Dei 4.263 detenuti complessivamente presenti alla stessa data (24 novembre) nei 13 Istituti penitenziari piemontesi (su una capienza teorica di 3.783 e una capienza reale attuale di circa  3.600 posti), i reclusi positivi al Covid erano 40 gestiti all’interno delle carceri, più 2 ospedalizzati a Biella. Gli agenti ed operatori penitenziari positivi in Piemonte erano 187.

Negli Istituti penali minorili sono presenti attualmente 299 detenuti e si sono registrati 3 positivi: a Torino ci sono 35 detenuti all’Ipm Ferrante Aporti, con zero positivi.

Il ministro ha anche elencato le misure organizzative che sono state adottate (o forse, meglio, indicate), dai tre tipi di isolamento (precauzionale, per contatto, di conclamato positivo), fino alle 145 tensostrutture utilizzate a supporto degli Istituti.

Tra i 1.042 operatori positivi alla data del 24 novembre, 970 sono appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria mentre si contano 72 contagiati tra personale amministrativo e dirigenziale. 1.013 dei positivi sono in quarantena presso il proprio domicilio, 19 presso le caserme e 10 ricoverati in ospedali.

Tali dati inducono alla riflessione e preoccupano i detenuti, i loro parenti, e anche gli operatori. L’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca ha recentemente accolto un rinnovato appello dei sindacati di polizia penitenziaria relativo all’inserimento degli agenti di polizia penitenziaria nella campagna di screening anti Covid prevista per le forze di polizia.

Il Garante dei detenuti non può che ricordare che la comunità penitenziaria è una sola (detenuti, agenti, operatori) e che dunque ben vengano le politiche di screening. Si deve però tener conto che lo screening per sua natura è uno strumento di indagine diagnostica applicata su vasta scala, utile a identificare precocemente i focolai, ma che da solo non può rappresentare uno strumento di prevenzione. A esso vanno aggiunte politiche reali di decongestionamento delle strutture, in modo da poter permettere una efficace gestione degli spazi e della popolazione reclusa ed eventualmente intervenire con efficacia qualora dallo screening emergessero delle criticità importanti (come è successo nella prima e anche in questa seconda fase della pandemia).

Ora che abbiamo ulteriori luci che possono illuminare i numeri che definiscono una realtà trascurata e dunque potremo seguire l’evoluzione non scontata dell’emergenza nell’ambito chiuso del carcere, è quindi il momento di tenere alta l’attenzione affinché le tabelle possano davvero significare qualcosa e non rimangano solo numeri su carta.  Per questo mi sono permesso di suggerire al presidente e ai vicepresidenti della Commissione Sanità del Consiglio regionale una presa di conoscenza diretta della gestione della sanità regionale penitenziaria.

La rete dei Garanti locali continua a vigilare, come e più di prima, affinché si tenga anche conto delle difficili dinamiche che inevitabilmente si determinano in un cotesto particolarissimo come quello del carcere. A tal proposito non possiamo che considerare positiva la pronta riconferma di Alessandro Prandi quale Garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Alba, che permette alla Rete dei Garanti piemontesi di lavorare in completezza, con persone radicate sul territorio in grado di leggere i dati, contestualizzandoli a ciascuna comunità penitenziaria.

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