Agricoltura: la tempesta di ieri ha fatto altri danni

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Alberi abbattuti, interi frutteti sradicati e tetti di fabbricati scoperchiati da furiose raffiche di vento: sono gli effetti della perturbazione che ieri lunedì pomeriggio ha improvvisamente interrotto l’afa e la siccità delle ultime settimane nella Granda, con grandine e bufere che hanno colpito soprattutto il Monregalese e il Cebano. È il bilancio che ne traccia nemmeno 24 ore dopo la Coldiretti, appena incassato il “via libera” del Consiglio dei ministri allo stato di emergenza per siccità in Piemonte e in altro quattro regioni italiane.

La siccità degli ultimi mesi, secondo stime di Coldiretti, ha già provocato danni per oltre 350 milioni di euro all’agricoltura cuneese: fondamentale, dunque, il riconoscimento dello stato d’emergenza che l’organizzazione agricola aveva già sollecitato e che darà al Piemonte 7,6 milioni di euro le opere di urgenza.

Nel frattempo, il maltempo somma danni ai danni: la siccità è finalmente stata interrotta da piogge consistenti accompagnatesi, però, ad eventi estremi.Eventi che si manifestano con sempre maggiore frequenza, indice del cambiamento climatico in atto con una tendenza alla tropicalizzazione. 

In diverse zone del Monregalese, nel Cebano e dell’Albese lunedì il temporale ha aggravato una situazione già precaria, per colpa della carenza idrica, con la grandine che si è abbattuta sui frutteti pronti alle raccolte. Inoltre, vere e proprie tempeste hanno scoperchiato coperture e abbattuto alberi nelle campagne e nei centri abitati.

La pioggia – spiegano i tecnici di Coldiretti – per essere di sollievo alla siccità deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, ancor più quando portatori di grandine, si abbattono sui terreni aridi che non riescono ad assorbire l’acqua.Essa finisce per allontanarsi, scorrere velocemente provocando frane e smottamenti.

Il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu: «Insieme con l’Anbi, l’Associazione nazionale delle bonifiche, abbiamo elaborato, a livello nazionale, un progetto per la realizzazione di una rete di laghetti per arrivare a raccogliere il 50% dell’acqua piovana. Si tratta di 6.000 invasi aziendali e 4.000 consortili da realizzare entro il 2030 multifunzionali e integrati nei territori perlopiù collinari o di pianura. Ma per fare ciò è necessario che la questione sia trattata per quella che è, cioè una vera e propria emergenza nazionale, velocizzando le autorizzazioni burocratiche. Solo in questo caso sarà possibile dare una risposta concreta alla sofferenza di imprese e cittadini». 

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