Adesso mangiamo con le mani…

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A gioire di più saranno senz’altro i bambini, se mai qualcuno dirà loro che mangiare con le mani è possibile, anzi utile, contro le regole del galateo a tavola, che esige l’uso delle posate, ben impostate. La forchetta, ci ha insegnato Bruno Munari, è un oggetto importante, non è solo l’arredo di una tavola apparecchiata, scatena la fantasia: «Questo delle forchette è un gioco, una specie di ginnastica mentale, come quello che faccio con i bambini».

 

Con guizzi intelligenti e inattesi, le fa diventare mani, tante mani, quasi un oggetto affettivo, una madre che accompagna il cibo. I suoi disegni hanno fatto il giro del mondo e appassionato i bambini a usare le posate. Un gioco pedagogico. Abolirle è lecito? Il libro scritto da Allan Bay, giornalista enogastronomico “Elogio del mangiare con le mani” ribalta la nostra filosofia. Non è più un comportamento ineducato? Addirittura assurge a piacere della vita?

L’autore, per rendere più credibile il suo pensiero, riporta ricette da “conlemanisti”, inventando un neologismo che sicuramente avrà successo. Infrange le regole, è un inno alla trasgressione. «Da bambini si scopre il mondo, e quindi anche il cibo, anzitutto con il tatto e con l’olfatto, e questo contatto fisico con ciò che si mangia resta il massimo godimento. Però con il tempo si tende a privarsene perché crescendo insegnano che bisogna usare le posate: ci si rinchiude negli schemi. Lo scopo del libro è uscire fuori da questi schemi e sdoganare, quando possibile, questo grande piacere di mangiare con le mani».

Totò lo aveva preceduto mangiando addirittura gli spaghetti con le mani e la sequenza filmica ha fatto il giro del mondo. Però pochissimi lo hanno imitato. Perché ci chiediamo? Per paura del giudizio delle persone (cioè essere considerate alla stregua di uomini primitivi), per non fare la figuraccia del maleducato, per non sporcare il vestito buono? Forse tutto questo, ma secondo me per una ragione più profonda: la posata è un compagno insostituibile e il depositare in bocca il cibo con l’aiuto dell’oggetto assume un significato simbolico “lo affido al gusto, al piacere del palato”. Per Allan Bey, mangiare con le mani è un gesto conviviale, amichevole, dunque relegato ad una sfera privata. Ognuno a casa propria è libero di fare come vuole. De gustibus disputandum non est. Ma in pubblico è altra cosa.

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