«La mia pagina facebook è seguitissima in tutto il mondo e ho ricevuto tantissimi messaggi di turisti spaventati, persone che non vogliono più venire sulle nostre colline. L’intero comparto del turismo deve essere chiamato a fare una profonda riflessione, bisogna comprendere che la caccia è incompatibile in un territorio Unesco». A lanciare la proposta che sta accendendo animatissime discussioni è il veterinario Massimo Vacchetta, fondatore dell’Ospedale dei Ricci di Novello e premiatissimo autore di libri di grandissimo successo, tradotti in diverse lingue.
Discussione accesa
L’interrogativo che solleva il veterinario-scrittore merita una riflessione: è giusto consentire la caccia in un territorio come quello delle Langhe e del Roero, in una stagione come l’autunno in cui è massima la frequentazione di boschi e sentieri da parte di turisti e cercatori di funghi e tartufi? Ad accendere la miccia sono stati due recenti fatti di cronaca, uno dei quali ha avuto un’eco addirittura nazionale. A Monticello d’Alba, i proiettili sparati nel corso di una battuta di caccia hanno perforato gli infissi della facciata di una villetta: un’incidente che poteva trasformarsi in tragedia per i due anziani occupanti, che in qual momento si trovavano all’interno dell’abitazione. In precedenza, aveva fatto il giro del web il video della furiosa discussione tra lo stesso Massimo Vacchetta e un gruppo di cacciatori di cinghiali, accusati di aver organizzato una battuta di caccia al cinghiale a ridosso delle case del comune di Novello, dove Vacchetta gestisce il suo Centro di Recupero per i ricci.
L’appello ai Barolisti
Il dibattito “caccia si, caccia no” non è certamente nuovo e da sempre oppone ambientalisti ed escursionisti da un lato ed appassionati della doppietta dall’altro. In questo caso, tuttavia, ad arricchire la discussione subentrano alcuni elementi aggiuntivi, come ha sottolineato lo stesso veterinario di Novello protagonista della disavventura: «Dopo tanti decenni di lavoro per far conoscere il nostro territorio e far arrivare turisti da tutto il mondo sulle colline di Langhe e Roero, vogliamo davvero rischiare di perdere tutto? In autunno i nostri boschi e i nostri sentieri sono pieni di persone: cercatori di funghi, di tartufi, escursionisti, ma soprattutto tantissimi turisti che percorrono strade e filari. Lasciare le persone libere di sparare in queste condizioni è pericolosissimo: se dovesse scapparci il morto il danno per l’intera nostra economia sarebbe gravissimo, perderemmo decine di anni di lavoro portato avanti per promuoverci e farci conoscere. E’ un rischio reale e concreto e credo che i nostri amministratori e i nostri Barolisti dovrebbero rendersene conto per primi». Per Vacchetta, l’attività venatoria dovrebbe dunque risultare incompatibile con la protezione e la valorizzazione dell’ambiente e del paesaggio necessaria in un territorio tutelato dall’Unesco. «Quella che regolamenta la caccia è una legge da far-west. Un pallettone per cinghiali può uccidere una persona a mille metri, ma sulle nostre colline è davvero difficile trovare un punto con un raggio di un chilometro in cui non ci siano strade o case, zone frequentate da turisti, spesso stranieri, ignari del pericolo che corrono. Voglio fare un esempio: in una grande città i turisti evitano i quartieri malfamati, nel timore di finire in mezzo a qualche occasionale sparatoria: nei nostri boschi le sparatorie avvengono regolarmente tra giorni a settimana!». Conclude Vacchetta: «Il mondo del vino e quello che vive di turismo dovrebbe prendere coscienza del rischio che si corre, nel malaugurato giorno in cui un turista dovesse rimanere vittima di un incidente di caccia. La base dell’economia della nostra zona sono i vini, i turisti, gli alberghi e i B&B pieni, non la caccia. Davvero vogliamo mettere a rischio il nostro comparto economico più importante per qualche persona che si diverte a sparare nei boschi?».