Vertenza Abet, primo «accordo» con i sindacati

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Tregua e primi possibili impegni «nero su bianco» nella vertenza esuberi all’Abet Laminati. L’incontro di mercoledì scorso ha portato la dirigenza aziendale e i rappresentanti dei lavoratori a concordare la sottoscrizione di un testo scritto. Un segnale che avvicina le parti su soluzioni concrete per una crisi che tiene con il fiato sospeso Bra. In gioco, infatti, ci sono i destini di 112 dei circa 600 dipendenti complessivi di Abet nelle sue due sedi in Bescurone.

Dopo le aperture evidenziate sullo scorso “Corriere” il direttore risorse umane Stefano Gili, assistito nella trattativa dal pool di legali dell’impresa, ha firmato l’accettazione a con­­siderare quanto caldeggiato da Cgil, Cisl e Uil: il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per cui occorre presentare istanza al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma. Come già annunciato dall’amministratore delegato Ettore Bandieri, Abet ha inoltre messo sul tavolo una serie d’ipotesi di ricollocamenti interni, incentivi e tutele per i dipendenti che dovrebbero cambiare mansione e/o essere «esternalizzati», passare a contratto sotto un nuovo soggetto imprenditoriale incaricato di seguire i magazzini e la logistica. Nel prossimo incontro, indicato per il 15 marzo, si dovrebbe parlare di come conservare a queste persone i loro livelli di stipendio.

Oggi, 4 marzo, sono previste nuove assemblee in fabbrica nelle quali i sindacalisti informeranno le maestranze.

Intanto di Abet si è parlato la settimana scorsa anche al “question time” della Camera dei Deputati per iniziativa della deputata cuneese del Pd Chiara Gribaudo. Il Ministero guidato da Luigi Di Maio avrebbe «assicurato la volontà di convocare un tavolo nazionale» – ha riferito Gribaudo. L’onorevole ha concluso: «Rinnovo tutta la vicinanza del Pd ai lavoratori e alle rappresentanze sindacali che stanno lottando contro gli esuberi. Auspico che l’azienda accetti presto una soluzione che non lasci indietro nessuno».

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