Vendemmia 2022: un bilancio a tinte brillanti secondo la Cia

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Claudio Conterno, presidente provinciale dela Confederazione agricoltori e alla guida di un’azienda vitivinicola a Monforte d’Alba.

La vendemmia si è ormai conclusa da alcune settimane e per gli imprenditori del settore si possono imbastire i primi bilanci della stagione produttiva 2022. Ne abbiamo parlato con una persona del mestiere: Claudio Conterno, presidente provinciale di Cia Cuneo, nonché titolare, insieme a Guido Fantino, di un’importante azienda vitivinicola biologica a Monforte d’Alba. Dice Conterno: «E’ stata una delle annate più precoci degli ultimi decenni, con un anticipo nella raccolta di una quindicina di giorni. Superata solo dal 1989. I temporali di fine luglio hanno dato una mano alla maturazione delle uve. Nelle zone più sabbiose ci sono stati maggiori problemi, però nel complesso i grappoli erano molto belli».

Problemi nella coltivazione? «A livello di pratiche agrarie abbiamo avuto poche difficoltà. Da questo punto di vista, è stato tutto più semplice rispetto ad altre stagioni».    

La qualità? «Si tratta di un’ottima annata, “calda” e simile, pur con le dovute differenze,  a quelle del 2003, del 2011 e del 2017. Ne nasceranno vini strutturati, di grande “potenza”, di buona gradazione alcolica, eleganti e pronti a essere immessi sul mercato e bevuti senza la necessità di ulteriori invecchiamenti oltre a quelli richiesti dai disciplinari. Vini con grandi profumi, che piacciono ai consumatori di tutto il mondo».  

La quantità prodotta? «Per Chardonnay, Arneis, Dolcetto e Barbera la produzione è buona, più di quanto si potesse credere prima della raccolta. I nebbioli, soprattutto quelli da Barolo e Barbaresco, hanno avuto un calo del 10-15% che, comunque, come è già accaduto con altre annate, non è così preoccupante».

I prezzi? «Il mercato è molto dinamico e sta andando bene sia per i vini di alta qualità che per quelli di più larga diffusione. I prezzi sono in crescita del 10-15%: aumenti che vanno a ripagare i rincari delle spese energetiche e dei materiali usati nelle lavorazioni».  

Il futuro del settore vitinicolo? «Dobbiamo progettarlo coinvolgendo tutti gli attori interessati: aziende e tecnici del comparto; Istituzioni; Università per la ricerca. Mettendo insieme le esperienze si possono raggiungere grandi risultati. Perché stagioni calde come quella di quest’anno potrebbero diventare la regola. E allora bisogna adottare tecniche di ombreggiatura e costruire tanti piccoli invasi per raccogliere l’acqua da utilizzare quando serve: quest’ultimo un percorso utile non solo all’agricoltura, ma all’intera comunità. Il tutto cercando di imparare da ciò che hanno già fatto altri Paesi con temperature più calde delle nostre». 

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