Un’estate strepitosa, un autunno che ha superato i livelli pre-Covid e una primavera in arrivo che promette numeri da record. Sono tanti gli aggettivi che si sprecano quando il tema della discussione è l’incremento delle presenze turistiche nei territori di Langhe e Roero. I numeri parlano di crescite a doppia cifra in tutti i parametri presi in considerazione, dagli arrivi, alle presenze, alle nazionalità rappresentate, tanto che ormai più della metà dei visitatori sono stranieri. Insomma, le colline patrimonio Unesco, benedette da una ricchezza paesaggistica e gastronomica che ha pochi uguali nel mondo, riscuotono meritatamente quanto seminato negli ultimi decenni in tema di promozione turistica e valorizzazione dei propri tesori.
Seguire l’esempio delle città d’arte?
Indubbiamente i turisti sono tanti. Così tanti che qualcuno comincia a dire “troppi”. Da Alba a Barolo, da Monforte a Cherasco, trovare posti a dormire, parcheggi o tavoli liberi nei ristoranti è ormai praticamente impossibile in molti periodi dell’anno. Ed è proprio dai comuni più affollati di turisti che hanno iniziato a sollevarsi sempre più di frequente voci che chiedono una qualche forma di contingentamento dei turisti. Qualcuno spingendosi addirittura a parlare di “numero chiuso”, sull’esempio di quanto hanno fatto o cercano di fare diverse grandi città d’Arte, come Venezia. Ma siamo già arrivati davvero a questo punto? Quanto ancora potranno crescere le presenze turistiche prima di arrivare a chiusure di questo tipo? «Ad oggi, situazioni di reale criticità si registrano soltanto in alcuni periodi dell’anno – spiega l’assessore al Turismo del Comune di Alba, Emanuele Bolla -. Il territorio è ampiamente infrastrutturato e ritengo che, al momento, non si registrino situazioni di over turismo tali da rendere necessarie azioni concrete come ad esempio la regolamentazione degli ingressi. Sicuramente abbiamo dei margini per crescere ancora continuando a garantire ai turisti la migliore accoglienza. Certamente, nei prossimi anni dovremo puntare a rafforzare sempre più il turismo di qualità piuttosto che di quantità».
Il rischio è la perdita dei negozi di servizio
Momenti di criticità per l’elevato numero di turisti in alcuni periodi dell’anno sono segnalati anche dal sindaco di Neive, Annalisa Ghella: «I problemi riguardano in particolare i parcheggi e la difficoltà nella gestione del flusso turistico. Tuttavia, c’è anche un altro importante aspetto di cui tener conto. In paesi di grande richiamo come il nostro, gli operatori e i commercianti si rivolgono ormai più ai turisti che non ai residenti. Non si trovano più il classico bar del paese o l’osteria tipica, in questo modo vengono a mancare quelli che erano i tradizionali punti di riferimento o di ritrovo per i cittadini». A sostituire i negozi di paese arrivano enoteche, gastronomie e ristoranti di lusso. Abbiamo una concentrazione di ristoranti che ha pochi eguali in Italia. Come a Barolo, dove si contano 600 residenti e una dozzina di ristoranti. In compenso chiudono uno dopo l’altro tabaccherie, edicole e botteghe di alimentari – i classici negozi di servizio – con gravi disagi per i residenti, sempre più spesso costretti a spostarsi nei grandi comuni limitrofi per fare acquisti. Per non parlare del problema dei parcheggi che ormai accumuna tutti i piccoli centri a maggior vocazione turistica, da Neive e La Morra, da Monforte a Barbaresco.
Presenze limitate? Meglio gestire il boom
E’ proprio a fronte di queste considerazioni che qualcuno inizia a chiederselo e a suggerire di affrontare il dibattito sul futuro del turismo non guardando solo a numeri e statistiche in crescita, ma alla sostenibilità e alla qualità di vita dei residenti. Il rischio, a detta di molti, è quello di assecondare le necessità di chi viene in vacanza a discapito di quelle di chi vive e lavora nei nostri borghi. E di peso ormai forse eccessivo del successo turistico ha parlato anche la sindaca di Barolo, Renata Bianco, in risposta alla proposta lanciata da Ernesto Abbona, della Cantina Marchesi di Barolo di instaurare il numero chiuso per accedere in paese. La regolamentazione dei flussi turistici non appare comunque, almeno per ora, la risposta. In ogni caso, su un punto sindaci e operatori sono concordi: «Abbiamo faticato molto per farci conoscere e attirare i turisti. Ora dobbiamo imparare a gestire al meglio questo boom».