Tribunale albese, si riaccende la speranza

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ALBA  «Dobbiamo prendere atto che quella riforma è stata un fallimento. Mancano i risultati attesi. Non ha garantito la celerità dei giudizi che prometteva. E ha spento in troppi luoghi la luce della legalità rappresentata da una sede giudiziaria». Parola di Andrea Dalmastro, sottosegretario alla Giustizia che così si è espresso nei confronti della “riforma della geografia giudiziaria” voluta e varata dal governo Monti e redatta dall’allora Guardasigilli Paola Severino nel segno della razionalizzazione e del contenimento della spesa dello Stato.

Anche Alba ne fece le spese con la soppressione del Tribunale, della sede distaccata di Bra e l’accorpamento con gli uffici giudiziari di Asti. Il giudizio espresso dall’avvocato Dalmastro ha già rinfocolato le speranze di chi, ormai da anni, lamenta i danni di un provvedimento risultato più dannoso che efficace e spera che si possa giungere ad una riforma della riforma Severino. Che, è bene ricordarlo, portò alla soppressione di 30 dei 165 Tribunali italiani, al sacrificio di 215 sedi distaccate e al dimezzamento operativo dei giudici di pace. Volendo traslare in sede locale, la riforma Severino soppresse, insieme con quello di Alba, il 75% tribunali presenti in Provincia di Cuneo (tre su quattro) e 7 su 17 (pari al 40%) di quelli presenti in Piemonte.

Controriforma

Siamo alle premesse di una controriforma? E come potrebbe realizzarsi? Lo abbiamo chiesto al penalista albese Roberto Ponzio, che dal lontano 2012 si batte per il ripristino della sede giudiziaria di Alba. «Lo faccio – sottolinea – perché la soppressione del nostro Tribunale e della sede di Bra è stata una decisione pessima e dannosa per un territorio dove si è creato una grandissima negazione del diritto alla giustizia per 210mila persone residenti in 79 Comuni per una superficie di 1.332 chilometri quadrati. Per non parlare del fatto che il territorio esprime 6 multinazionali, oltre 27mila imprese e 8mila aziende nel campo vitivinicolo e zootecnico. Siamo stati assimilati a Mistretta dove è stato soppresso un Tribunale competente per 20mila persone e otto Comuni».

Quali speranze?

E’ realmente possibile che qualcosa possa cambiare? «Alba – riprende Roberto Ponzio – è stata palesemente discriminata: era il quarto Tribunale del Piemonte per lavoro svolto, dopo Torino, Novara e Alessandria e la sua soppressione non ha certo prodotto risparmio alcuno, anzi. A Ivrea è stato costruito un nuovo Tribunale e questo dimostra che non è stata affatto una riforma a costo zero: i costi sono saliti e la produttività è scesa e, con essa, il diritto dei cittadini ad avere giustizia. Lei mi chiede se qualcosa potrebbe cambiare. Le parole di Andrea Dalmastro fanno ben sperare: è un avvocato e conosce benissimo la situazione e i guasti prodotti dalla riforma Severino. Posso dire che mi attendo da parte dei sindaci di Alba e di Bra, Carlo Bo e Gianni Fogliato, un forte interessamento e azioni conseguenti per le prospettive aperte da questo intervento. Naturalmente – conclude l’avvocato albese – la partita, se partita sarà, dovrà essere giocata a livello di territorio e con assoluta unità d’intenti».

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