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Traffico auto di lusso, sgominata organizzazione nel cuneese

BRA – Un traffico illecito di documenti di circolazione ed autovetture di alta gamma (Bmw e Mercedes). All’interno dell’operazione “Prestige”, portata avanti dalla Sottosezione di Bra e della Squadra del Compartimento Polizia Stradale di Torino, ha consentito di incastrare due cuneesi, un 64enne e un 66enne, coinvolti in attività mafiose di stampo ‘ndranghetistico nell’articolazione del “locale” di Bra. Undici in totale i soggetti indagati: 9 finiti in carcere e due agli arresti domiciliari.

Nel mese di maggio 2020 gli investigatori della Sezione Polizia Stradale di Cuneo – Sottosezione di Bra e della Squadra di P.g. del Compartimento Polizia Stradale di Torino , coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Asti, avevano iniziato una complessa attività di indagine nei confronti di alcune persone dimoranti nell’hinterland braidese coinvolte in un traffico illecito di documenti di circolazione ed autovetture di alta gamma.

Il meccanismo delittuoso, basato su un consolidato sistema di istanze inoltrate alle Autorità tedesche, attraverso le quali veniva richiesta l’immatricolazione di autovetture (Bmw e Mercedes) provento di reati commessi in vari Stati europei, si concretizzava utilizzando carte di circolazione italiane rubate in bianco, falsamente compilate con i dati identificativi delle autovetture di illecita provenienza. Ottenuta la targa di nazionalità tedesca, il veicolo veniva quindi radiato per l’esportazione e importato formalmente sul territorio nazionale dove veniva definitivamente immatricolato con targhe italiane.

Le indagini, oltre ad evidenziare le gravi responsabilità in ordine al riciclaggio e alla ricettazione dei veicoli di illecita provenienza in una dimensione transnazionale, aveva portato alla luce specifiche responsabilità legate all’accesso abusivo ai sistemi informatici della Banca Unicredit, finalizzato ad appropriarsi della somma di 347.650,00 euro. Il sistema fraudolento escogitato, prevedeva la variazione dei certificati digitali, di alcuni conti correnti di ignare società di capitali sedenti nell’hinterland torinese, da utilizzare per disporre bonifici online da far confluire su conti esteri aperti a questo scopo in Germania e Slovacchia. Le operazioni, sviluppate con la complicità di un cittadino tedesco, non erano state portate a compimento solo perché bloccate dai sistemi di sicurezza dello stesso istituto di credito.

Redazione Corriere

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