Taser ai vigili, comuni divisi: Da febbraio i civich piemontesi potranno essere dotati di pistola elettrica

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Dal primo febbraio, i comuni piemontesi hanno la possibilità di dotare i propri agenti della Polizia Municipale di una nuova “arma” accanto alla Beretta d’ordinanza. Si tratta del “Taser”, una sorta di pistola che produce una scarica elettrica in grado di immobilizzare una persona senza ucciderla. A fare da apripista sarà il comune di Torino, che proprio la scorsa settimana ha annunciato l’avvio dei corsi di addestramento per le proprie forze dell’ordine. Un corso di tre giorni, durante i quali gli agenti impareranno non soltanto ad utilizzare il Taser, ma anche a mettere in atto tutte le manovre per assistere lo sfortunato destinatario della scarica. La decisione del Comune di Torino è stata tuttavia accompagnata dalle vivaci proteste di molte forze politiche, ma anche di diverse associazioni, che vedono nel Taser uno strumento di controllo potenzialmente pericoloso.

Muscoli paralizzati La pistola elettrica può essere considerata come una vera e propria arma che colpisce la vittima con una scarica a basso amperaggio che va a colpire i fasci muscolari dell’addome. Con i muscoli bloccati il destinatario della scarica cade inevitabilmente a terra immobilizzato, pur rimanendo comunque cosciente. Una condizione temporanea – utile agli agenti per bloccare il malvivente di turno – che dovrebbe comunque riprendersi in pochi minuti dalla brutta esperienza. In qualche caso, tuttavia, la scossa potrebbe portare a conseguenze più serie. E’ quanto sostengono i medici dell’associazione “Chi si cura di te?” che riunisce professionisti della sanità, che hanno lanciato un appello a tutti i Comuni per scoraggiarli dall’adozione di questo nuovo strumento per le proprie forze dell’ordine.

Lo scontro tra medici e sindacati Come sottolineato dall’associazione in un lungo documento, che richiama diverse ricerche mediche internazionali, negli Stati Uniti, dove le pistole elettriche sono da tempo in dotazione, nell’ultimo anno sono morte 163 persone per le conseguenze della scarica del Taser. E il modello adottato dalla forze dell’ordine italiane è lo stesso che viene utilizzato negli Stati Uniti. Come si legge ancora nella denuncia dell’associazione “Chi si cura di te”: «Non esistono studi sugli effetti per soggetti che hanno patologie cardiovascolari e nemmeno sappiamo se la scarica sia in grado di far emergere cardiomiopatie latenti. Di conseguenza non è possibile parlare di un’arma a letalità zero». Non la pensano così i sindacati di polizia che esultano per l’arrivo di 5.000 Taser in tutt’Italia. «Una tappa importante per il raggiungimento definitivo di uno degli equipaggiamenti fortemente voluti dal Siap con una rivendicazione che, unitamente a quella sulla dotazione di telecamere sulle uniformi degli operatori impiegati in ordine pubblico, è iniziata oltre 10 anni fa» commenta il segretario provinciale del Siap, Pietro di Lorenzo.

La Regione dice sì al Taser La polemica è montata ulteriormente con la pubblicazione sui social da parte dell’associazione dei medici di un’immagine shock con la frase “La violenza della polizia è un pericolo per la salute collettiva”, che inevitabilmente ha scatenato un fiume di polemiche. Sulla questione è intervenuto anche l’assessore regionale alla Sicurezza, Fabrizio Ricca: «La “violenza della polizia”, che a Torino finalmente si dota di taser, secondo loro sarebbe pericolosa per i cittadini. E non basta, sarebbe persino paragonabile all’elettroshock punitivo che veniva usato sui pazienti psichiatrici. Tralasciando l’assurdità del paragone, il Taser lo abbiamo sempre sostenuto, è uno strumento che tutela le forze dell’ordine ma anche le persone fermate».

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