SOMMARIVA DEL BOSCO – Che tristezza vedere come tanti si augurino che il nuovo ospedale non apra mai

0
223

Vorrei complimentarmi con l’autore dell’articolo (di cui non ho trovato il nome), intitolato “Il problema”, comparso sul “Corriere” di lunedì  1  aprile a pagina 25, perché interpreta con sintesi efficace le preoccupazioni dei futuri utenti dell’Ospedale di Verduno, me compresa.

Non ho trovato ancora persona che non manifesti dubbi e timori e, come si dice correttamente nell’articolo, non cerchi soluzioni alternative. Il problema maggiore è la strada, già ora trafficata: come sarà, quando sulla stessa confluiranno: il personale medico, paramedico, gli addetti ai vari servizi, i rifornimenti ospedalieri e non, le ambulanze, i pazienti, i parenti dei pazienti ospedalizzati, eccetera? E, poiché tutti, ma proprio tutti dovranno usare la macchina (gli orari vanno rispettati in un ospedale, e il ricorso alla navetta non sembra una soluzione sempre fruibile, specie per chi non è di Bra). Ul parcheggio sarà sufficiente? E che dire del periodo in cui la stagione è inclemente: nebbia, neve, gelo, su una strada che si inerpica? Queste non secondarie preoccupazioni vanno a sommarsi in persone già provate da problemi di salute, la cui serenità andrebbe tutelata, eliminando tutti gli ostacoli.

C’è chi dice che se ne avvantaggeranno le cliniche private e chi ipotizza che ne sorgeranno delle altre. Di certo un ospedale non servito dalla linea ferroviaria nasce già ampiamente compromesso. Per ironia a un abitante di Sommariva del Bosco può risultare addirittura più conveniente recarsi a Torino, perché i treni transitano ogni ora e tutti gli ospedali della città sono serviti dalla metropolitana o dal servizio pubblico. Ed è sicuramente più comodo imboccare la strada che porta a Savigliano, ampia e scorrevole.

Mi associo all’indignazione dell’autore dell’articolo quando penso ai soldi spesi: è triste, ma proprio triste sentire le persone augurarsi che l’Ospedale di Verduno non apra mai.  E tralascio l’impatto ambientale che pure non è trascurabile.

Nel ringraziare “il Corriere” per essersi fatto interprete delle preoccupazioni e dell’indignazione mia e di tutte le persone che conosco (sottolineo ancora che non ne ho trovato una che sia entusiasta all’idea di andare a Verduno, ma tutte alla ricerca di soluzioni alternative), invio i miei più cordiali saluti con l’assoluta certezza che continuerete a dar voce a chi è “fuori dal coro”.

Anita Piovano,

Sommariva del Bosco

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui