SICUREZZA SUL LAVORO – Quel «dumping contrattuale» che mette a rischio gli operai

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Egregio direttore,

a distanza di pochi giorni dagli infortuni mortali di Robilante e Roccaforte Mondovì, un infortunio grave si è verificato a Fossano.

Quando si verificano infortuni e ancor di più quando questi hanno come drammatica conseguenza la morte della persona coinvolta, dobbiamo tutti domandarci perché ciò è avvenuto e cosa avremmo potuto fare per evitarlo.

Sui singoli fatti, saranno, come è giusto che sia, gli organi competenti ad accertare le cause e stabilire le eventuali responsabilità. Non siamo particolarmente interessati a sterili quanto vuote polemiche e ancor meno “alla ribalta mediatica”. Rivendichiamo però il nostro diritto di denunciare che la crisi del settore ha determinato un peggioramento per quanto riguarda la sicurezza e che purtroppo il dumping contrattuale (l’applicazione nei cantieri di contratti diversi dai quelli dell’edilizia sia industria che artigiano) espone maggiormente i lavoratori e danneggia le imprese serie che applicano correttamente le norme di legge e contrattuali.

Espone i lavoratori perché, ad esempio, i nostri contratti prevedono che i nuovi assunti debbano obbligatoriamente essere formati, così non è per i contratti che troppe volte vengano applicati ai lavoratori impegnati nei cantieri della nostra provincia e non solo L’esigenza delle imprese del settore nel formare personale qualificato e specializzato, portò alla nascita anche a Cuneo dell’Ente Scuola Edile che organizzò primi corsi di disegno tecnico e, nella prima fase di formazione per la manodopera già occupata nel settore e successivamente all’entrata in vigore del D.lgs 626/94, alla formazione per i lavoratori. I vari contratti nazionali si sono via via rinnovati evolvendosi sempre più, passando dalle già citate 16 ore di formazione come prima esperienza, alle ore di aggiornamento, fornendo consulenza alle imprese, organizzando attività formative specifiche su richiesta delle stesse, uniformando la propria attività a quanto previsto dal D.Lgs. 81/2008 ed alla normativa in materia di salute e sicurezza.

«Le norme ci sono e vanno rispettate» sostiene la Presidente dell’Ance, non possiamo che concordare, vorremmo però evitare le generalizzazioni; accanto alle imprese serie che hanno una giusta visione della “cultura della sicurezza” e conseguentemente si comportano, ne esistono altre che la considerano (la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro) come un qualsiasi costo aziendale da comprimere.

Pensiamo sia interesse delle Organizzazioni di rappresentanza delle imprese, certamente è il nostro, “favorire” le prime e contrastare le seconde. Migliorare, termine che preferiamo a rinnovare (il rinnovamento non è positivo in assoluto e a prescindere dai contenuti) è un compito che assumiamo volentieri, così si qualifica la bilateralità e si rafforza lo scopo per cui questa è nata.

In ultimo, vogliamo ringraziare la Presidente Lovera per il suo “suggerimento” relativo alle «cause concrete» per cui il Sindacato dovrebbe battersi; l’impegno del Sindacato unitario Confederale e di Categoria ha portato alle norme sui lavori gravosi, proprio perché non tutti i lavori sono uguali.

Non riteniamo la battaglia sulle pensioni chiusa, pensiamo oggi come ieri che lavorare in un cantiere sino a 67 anni non sia possibile, anche per questo il 9 febbraio noi eravamo in piazza a Roma.

Le segreterie provinciali

Feneal Uil

Filca Cisl

Fillea Cgil

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