SANFRÈ – All’area naturalistica “Paolo Peila” continua la discarica di rifiuti

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Sembra incredibile ma a fasi alterne la strada comunale dei Sartesi, alla periferia del comune di Sanfrè, si trasforma in  discarica a cielo aperto. A nulla sono valse nel corso degli anni le molteplici denunce al sindaco e ai carabinieri per far cessare questa sporcacciona pratica di abbandono fuori luogo dei rifiuti da parte di persone che definire incivili è quasi come dar loro la patente che li autorizza a reiterare i reati ambientali come se niente fosse e al riparo dell’impunibilità.

L’altro sabato lungo il fosso che delimita l’area naturalistica dedicata a Paolo Peila sono stati rinvenuti grandi sacchi di plastica nera ricolmi di immondizia, scarti domestici, pelli e zampe di conigli, plastica e bottiglie, indumenti infantili, slip femminili rossi, carta, vasetti di plastica per lo yogurt e via discorrendo con altra minutaglia scomoda e da togliersi fastidiosamente dai piedi. A completare il desolante quadro si è aggiunto un triciclo di plastica rosa senza sedile e la carcassa di un gatto marrone in attesa di putrefazione.

E’ avvilente rintracciare quasi ogni settimana rifiuti tra i più disparati ai bordi di una zona adibita al mantenimento di un ambiente naturalistico unico nella zona di pianura costituito da un ampio canneto, salici, pioppi tremuli, ontani, ciliegi selvatici, cachi selvatici, frangole, padi, biancospini, cespugli di spincervino, di saliconi e altre essenze arboree e di sottobosco che costituiscono l’habitat ideale per molte specie di uccelli. Oltre tutto quest’area messa a disposizione degli inanellatori piemontesi viene utilizzata per lo studio della presenza e della consistenza della fauna alata minore  nella nostra zona. Un lavoro scientifico impegnativo, coordinato a livello nazionale dall’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la Ricerca Ambientale). Il resoconto delle catture e inanellamenti effettuati nel 2018 dal veterinario e ornitologo Bruno Tibaldi di Cherasco rileva come dati 18 specie di volatili per 167 catture così suddivise: 23 capinera, 9 cannaiola verdognola, 23 pettirosso, 9 usignolo, 12 merlo, 2 gufo comune, 46 migliarino di palude, 2 scricciolo, 2 tordo sassello, 1 balia nera, 4 codibugnolo, 1 cinciarella, 6 cinciallegra, 1 ghiandaia, 14 luì piccolo, 11 fringuello, 1 codirosso, 1 beccafico. Questi dati comparati con quelli degli anni precedenti offrono un quadro delle variazioni che avvengono nel tempo con la mutazione delle rotte di migrazione dovute a fattori ambientali e di alimentazione; ad esempio rispetto al 2015 dove si erano catturate ben 37 passere mattugia da qualche anno non si vedono più e bisognerebbe capire il perché.

Sintetizzato in breve la valenza del sito naturalistico ci si augura che il Comune e i Carabinieri Forestali trovino insieme, se possibile, una soluzione  magari sistemando da qualche parte lungo la strada un grande cassone raccogli immondizia da svuotare periodicamente se non addirittura valutare l’istituzione di una vera e propria isola ecologica di affiancamento a quella esistente e funzionante nel comune di Sommariva del Bosco.

Sul piano naturalistico mi sorge comunque spontanea la domanda: è mai possibile che non si riesca a capire che inquinare l’ambiente oltre a ridurre drasticamente il mantenimento della biodiversità  è anche un auto-avvelenare la propria vita? La natura alla fine si ribella e la farà pagare cara a noi e alle future generazioni.

Ragioniamoci un momentino sopra, per favore!

Piero Mollo

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