Rivela droga nei morti di Quargnento, giornalista minacciato di morte

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Minacciato di morte perché ha scritto che l’autopsia rilevò tracce di droga, cocaina e cannabinoidi, nei corpi dei vigili del fuoco deceduti nell’esplosione di Quargnento (Al). Questa mattina la notizia che Alberto Marello, direttore de “Il Piccolo”, storica testata di Alessandria, ha rimesso il mandato nelle mani dell’editore. Lo ha fatto dopo aver denunciato «gesti intimidatori» e «minacce di morte» verso di lui e di una collega. Una «campagna d’odio nei confronti della testata» – l’ha definita Marello in una lettera al Consiglio di amministrazione del giornale. Fatto bersaglio di pesantissime reazioni «in quanto autore di un editoriale in cui si intendeva mettere in evidenza la fragilità da cui non sono avulsi neppure gli uomini in divisa».
Scrive ancora Marello: «Abbiamo solo riportato un fatto che fa parte degli atti del processo in corso e che spiega, forse, alcune strade che i procedimenti hanno preso e stanno prendendo. Questo fatto non cambia in alcun modo la posizione dei Vincenti e le loro responsabilità così come non cambia il tributo enorme che i tre pompieri, le loro famiglie e i loro colleghi hanno pagato quella notte a Quargnento. Purtroppo, sul senso della notizia, e sui suoi possibili risvolti, ha prevalso l’emotività che ha coinvolto alessandrini e non solo, dopo una tragedia di portata nazionale che “Il Piccolo” ha sempre raccontato con particolare attenzione, dedicandole anche un docufilm in occasione della festa del corpo dei Vigili del Fuoco.

Considerati, dunque, gli effetti generati dagli articoli e, in particolar modo, dal mio editoriale, le dure accuse, i gesti intimidatori, le minacce di morte nei miei confronti e nei confronti della collega Monica Gasparini, rimetto il mio mandato nelle mani della Societа editrice.

E’ una decisione che assumo, a malincuore, per tutelare il nome della testata e del Gruppo che dirigo e il lavoro e la sicurezza della redazione e dei collaboratori tutti, che non hanno alcuna responsabilitа rispetto all’accaduto.

Voglio ringraziare la “maggioranza silenziosa”, spaventata dal contesto di odio e violenza dei social, che in queste ore ha scritto messaggi privati a me, ai colleghi e agli indirizzi email della redazione dimostrando comprensione e sensibilitа.

Violenza e odio non sono mai la risposta».

L’Usb (Unione sindacale di base) dei vigili del fuoco si era in precedenza rivolta a Marello con questa lettera.

«Caro direttore,

vogliamo usare una parola forte, che supera l’indignazione, è l’aggettivo ignobile. Questo pensiamo del suo articolo di fondo sui tre vigili del fuoco morti nella strage di Quargnento. Nell’articolo ha messo sullo stesso piano, assassini e vittime, senza alcun scrupolo, convinto di fare il suo dovere di giornalista: il diritto di cronaca. Quale il confine tra diritto di cronaca e disprezzo della memoria? Vediamola questa cronaca, quali i fatti? Tre uomini sono morti, due feriti e c’è un assassino reo confesso. Direttore i fatti, questo fa il giornalista, racconta i fatti. Non è un fatto aver rinvenuto tracce di droga, se sarà confermato, perché non ha nulla a che vedere con le dinamiche del crimine, lo ricorda lo stesso procuratore addetto alle indagini. Dove è la notizia direttore? Infangare la memoria di persone che hanno perso il privilegio di difendersi, perché non ci sono più, è un atto grave, avrà ripercussioni sulla vita dei familiari, che dopo aver visto morire i propri cari, ora devono assistere allo scempio di vederli sbattuti in prima pagina a caratteri cubitali, trattati alla stregua di criminali. Non accettiamo il tono moraleggiante dell’articolo, che banalizza concetti quali la deriva della società, la perdita delle virtù, dell’innocenza. Gli “eroi” direttore li create voi con i vostri titoli, noi vigili del fuoco non siamo eroi, non lo erano nemmeno Marco, Matteo e Antonio, siamo uomini che fanno il loro lavoro con dedizione, senza copertura assicurativa Inail, senza tutele assicurative, con attrezzature e mezzi vetusti, abbiamo le nostre debolezze come tutti, il mantello che lei direttore cita, è nella sua mente, ricamando con una malcelata retorica su una tragedia. 

Si riferisce alla disperazione dei coniugi Vincenti, quasi scusandoli, negando comprensione per i nostri colleghi morti, vittime del dovere. Questa non è retorica è un fatto. 

Il suo articolo direttore si conclude con un’arringa cruda, sembra uscita da un libro di appendice, partendo dalla prosopopea dell’eroismo si scade sulla fragilità della condizione umana. Direttore i fatti, questo fanno i giornalisti, raccontano i fatti, i vigili del fuoco spengono gli incendi, questi sono i fatti, a volte muoiono facendolo, più raramente vengono assassinati, come avvenuto in quella terribile notte di novembre: questo è un fatto. Cosa serve ora moraleggiare sulle eventuali debolezze dell’umano, dando un giudizio tagliente e ingiusto, in quanto non si sanno i fatti. Oppure direttore per lei è tutto bianco o nero? Se ammesso che un soccorritore abbia fatto uso di sostanze stupefacenti, fa automaticamente di lui un “tossico”? Si è domandato: l’eventuale dose assunta, il periodo trascorso tra l’assunzione e l’accaduto. 

Fare seriamente la sua professione direttore, impone porsi delle domande, comprendere le conseguenze di quanto si scrive. Riteniamo ignobile il suo articolo perché non c’è la notizia, quello che invece si è fatta, è una operazione da giornale scandalistico, da paparazzi, si è gettato fango sulle vittime, scusando i carnefici. Questi sono i fatti che noi come Usb Vigili del Fuoco abbiamo letto nel suo articolo. Attendiamo le sue scuse e soprattutto attendiamo una dura condanna dei carnefici di Antonio, Matteo e Marco, ai quali va il nostro ricordo più caro e la vicinanza ai loro cari. Noi non vi dimenticheremo e preserveremo la vostra memoria con orgoglio e forza».

In una successiva nota l’Usb ha aggiunto: «Non abbiamo mai chiesto le sue (di Marello, ndr) dimissioni, ma le sue scuse, che non sono arrivate». Condanniamo ogni forma di intimidazione o minaccia; premesso questo, non accettiamo che lui dopo aver “tolto il mantello agli eroi’” ora assurge al ruolo di vittima. Le vittime sono Matteo, Marco e Antonino. La sua arrogante lettera ci vuole indicare il pensiero di una fantomatica maggioranza silenziosa, continuando nella pericolosa operazione mediatica di dividere la comunità alessandrina. Sbagliare è umano, perseverare è diabolico, quando si scava nel fango ci si infanga».

Intanto l’altra settimana al processo per quanto accadde il 5 novembre 2019 a Quargnento, il Pm Enrico Cieri in Corte d’Assise ha chiesto 30 anni per Giovanni Vincenti e sua moglie Antonella Patrucco, accusati di omicidio plurimo doloso aggravato per l’esplosione della cascina di cui erano proprietari. Un’esplosione che avrebbero scientemente organizzato per truffare l’assicurazione. Il procuratore ha ribadito la richiesta della stessa pena per entrambi gli imputati «perché hanno avuto, tutti e due, la possibilità di impedire la morte dei tre vigili del fuoco».

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