Rincari: la Meloni che si sdegnava per le accise è la stessa che ora stanga sulla benzina?

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Caro direttore,

la Finanziaria del primo governo di destra in Italia premia gli evasori e rifila un’altra mazzata a chi è costretto suo malgrado, per esigenze di lavoro, a muoversi in auto. Di conseguenza, siccome la stragrande maggioranza delle merci nel nostro Paese viaggia su gomma, anche chi fa la spesa. Lo sconto sui carburanti non rifinanziato dalla legge di stabilità 2023 si riverbererà a cascata sui prezzi al consumo. Prezzi già rincarati anche del 30% in diversi casi nell’ultimo anno. Una scelta incomprensibile, a mio parere, quella di alzare ancora una volta bandiera bianca di fronte alle cartelle esattoriali mai pagate dai soliti furbi, per ridare via libera ai rincari dei carburanti scattati già a Capodanno. A fronte di un regalo agli evasori un’umiliazione inferta a chi, per recuperare almeno parte dei maggiori esborsi da trasferte inevitabili, dovrà lasciare in garage la macchina nel weekend. Eppure solo nel 2019, in un suo video di propaganda tornato a circolare in questi giorni in rete, Giorgia Meloni si scagliava contro lo Stato esoso che per ogni 50 euro di rifornimento al distributore ne trattiene ben 35 in tasse, accise eccetera. «E’ una vergogna!» – scandiva allora l’attuale presidente del Consiglio promettendo che il suo partito si sarebbe battuto non solo contro l’aumento delle accise, alcune risalenti «a quando hanno inventato il motore a scoppio», ma «progressivamente» le avrebbe «abolite». «Perché è uno scandalo che le tasse dello Stato italiano compromettano così la nostra economia» – affermava sempre nel video l’on. Meloni. Ecco, non può proprio dire adesso, la presidente del Consiglio, di aver mantenuto gli impegni con gli elettori. Con le famiglie che le stanno (a parole) tanto a cuore, e che secondo la Confesercenti spederanno nei rincari dei carburanti 450 milioni in più.

Lettera firmata

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