ALBA – L’alluvione devastante del novembre 1994 mise in luce tante criticità del territorio, la debolezza delle infrastrutture, l’amnesia della durissima lezione che il fiume impose alla città nel 1948, il ritardo nella progettazione di opere di mitigazione del rischio idroegeologico e – constatazione molto amara – che la città non disponeva di un’adeguata capacità di reazione tecnico logistica all’emergenza. Scoprimmo allora che dall’Italia e da molti Paesi europei giungevano in nostro aiuto gruppi organizzati di volontari. Era la Protezione Civile ed ebbe un ruolo determinante nel portare aiuto alla popolazione.
Sulla base di quell’esperienza, l’anno successivo si formò ad Alba Proteggere Insieme, primo gruppo attivo sul territorio che presto vide concretizzarsi anche la presenza delle Misericordie di Santa Chiara, dei volontari dell’Associazione nazionale carabinieri, dell’AIB e della Croce Rossa. A 27 anni da quei fatti, l’inaugurazione del monumento dedicato a tutti i volontari di protezione civile è stata l’occasione per compilare un bilancio di quanto fatto in questi anni e fare il punto sulla necessità di dare continuità alla strada sino ad ora percorsa. Nel corso degli interventi è stata ribadita l’assoluta necessità del lavoro svolto da tutto il terzo settore, ne abbiamo avuto prova in questi mesi di pandemia, senza il quale lo Stato non sarebbe in grado di erogare servizi indispensabili.
Non solamente per quanto riguarda il ruolo svolto nell’occorrenza di calamità, quanto piuttosto per quanto riguarda la collaborazione con le forze dell’ordine, la gestione della sicurezza nel corso di eventi e in molte altre occasioni. Il primo problema emerso è quello di “come” dare continuità generazionale ai gruppi di protezione civile. I padri fondatori hanno sulle spalle oltre un quarto di secolo di lavoro e gli anni, fatalmente, iniziano a farsi sentire. Ma dalle retrovie non arrivano truppe fresche pronte a sollevare la prima linea. «Non possiamo – ha detto il presidente di Proteggere Insieme Roberto Cerrato – contare solo sul lavoro prezioso dei pensionati. Non certo perché non siano diligenti e volenterosi. E’ che per guardare avanti è necessario poter disporre anche di persone giovani che permettano di guardare ad una prospettiva temporale molto più ampia». Nell’occasione sono stati consegnati diplomi e medaglie ai membri di Proteggere Insieme con almeno 20 anni di attività. Tra loro, il 94enne Laerte Lozzi.