Pollenzo: inaugurata la nuova installazione Of Grounds, Guts and Stones

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foto LavezzoStudio

È stata inaugurata ieri, martedì 24 gennaio, alle 11 in piazza Vittorio Emanuele II, l’installazione ambientale site-specific dell’artista nigeriana Otobong Nkanga intitolata “Of Grounds, Guts and Stones / Sulle terre, le trippe e le pietre”, un’opera scultorea formata da una serie di sedute in marmo, tubi in metallo e fioriere che ospitano piante aromatiche locali e stagionali posizionata nel prato antistante l’Università di Scienze Gastronomiche. Offrendo un luogo dedicato all’incontro e al riposo, l’opera esalta il valore dell’orticultura come pratica di rigenerazione in cui la mescolanza tra piante autoctone diventa metafora di felice coabitazione tra i viventi, sia umani sia vegetali, all’insegna di un mondo più equo e sostenibile.

Si tratta del quarto e ultimo appuntamento di “A cielo aperto”, il progetto di arte pubblica promosso dalla Fondazione Crc per celebrare il suo 30° compleanno e realizzato in collaborazione con il Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea.

In dialogo con la filosofia di Slow Food e con il concetto di rigenerazione di Terra Madre Salone del Gusto, Otobong Nkanga ha sviluppato un nuovo progetto di arte pubblica per la città di Bra. Ponendo grande attenzione al territorio del Piemonte, Nkanga ha ideato Of Grounds, Guts and Stones, opera scultorea formata da una sequenza di sedute in marmo, tubi in metallo e fioriere che ospitano piante aromatiche locali e stagionali. Le piante includono specie quali Viburnum tinusJuniperus communisLavanda nana hidcoteHelleborus niger – Helleborus x hybridus ‘Pink’Punica granatum ‘Nana’Cornus alba elegantissima (rosso) – Cornus stolonifera flaviramea (giallo)Erica darleyensisHelichrysumCineraria maritimaHypericum (eretto) Iberis sempervirens, suggerite da Alberto Arossa di Slow Food Italia e provenienti dai VIVAI VERBENE di Ferrero & Demagistris in Bene Vagienna (CN). Le piante selezionate si adattano al clima del territorio, caratterizzato da inverni potenzialmente molto freddi ed estati molto calde.

Anziché proporre una scultura tradizionale per una piazza da vivere in maniera passiva da parte del pubblico, l’artista ha quindi voluto creare un luogo in cui la comunità locale e gli studenti possano ritrovarsi, e dove piante autoctone e minerali sono accordate in relazioni poetiche.

La ricerca artistica di Nkanga affronta temi urgenti legati alla crisi ecologica, allo sfruttamento delle risorse e alla sostenibilità, dando valore al cibo nel rispetto di chi produce, in armonia con l’ambiente e gli ecosistemi, e preservando i saperi custoditi da territori e tradizioni locali. Il rapporto con il continente africano e la Nigeria, da cui l’artista proviene, rappresenta un punto nodale nella costruzione di un futuro sostenibile. L’empatica relazione di Nkanga con la terra e l’ambiente produce in chi vive le sue opere una inedita cosmogonia per il futuro. Per l’artista, invece di soffermarsi su quanto separa o divide, è meglio cercare e insistere su quanto, come esseri umani, ci unisce gli uni agli altri e ci lega al pianeta che ci ospita.

Offrendo un luogo dedicato all’incontro e al riposo, l’opera di Nkanga esalta il valore dell’orticultura come pratica di rigenerazione in cui la mescolanza tra piante autoctone diventa metafora di felice coabitazione tra i viventi – sia umani sia vegetali – all’insegna di un mondo più equo e sostenibile. Situato nel prato dell’Agenzia di Pollenzo, il progetto di Nkanga valorizza la ricca storia del sito sabaudo ottocentesco, fattoria modello e luogo originariamente volto alla sperimentazione in campo vitivinicolo.

Il Presidente della Fondazione CRC, Ezio Raviola, ha dichiarato “Con l’inaugurazione della quarta e ultima tappa del progetto ‘A cielo aperto’, che la Fondazione ha promosso per celebrare i 30 anni di attività, si conclude un’iniziativa culturale unica, che ha lasciato un segno tangibile e di grande valore sul territorio provinciale, grazie al posizionamento delle opere di quattro artisti particolarmente significativi della scena internazionale. Siamo lieti che quest’ultima tappa sia occasione per consolidare i rapporti di collaborazione con Slow Food e con l’Università di Scienze Gastronomiche e impreziosire con questa opera una zona caratterizzata da una forte identità comunitaria. Un ringraziamento speciale va al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, per la curatela scientifica e la collaborazione garantita per questo importante progetto”.

Il Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Carolyn Christov-Bakargiev, afferma “dopo due anni e mezzo di pandemia, è ora di uscire all’aria aperta. Un progetto come questo, fortemente voluto dalla Fondazione CRC, ci ricorda come l’arte abbia effetti curativi e benefici sul pubblico e ci chiama anche alla nostra responsabilità verso l’ambiente, così ricco di stimoli estetici e così aperto ad accogliere le opere d’arte”.

“Le enormi sfide che caratterizzano l’epoca che stiamo vivendo”, afferma Edward Mukiibi, Presidente di Slow Food, “toccano ogni singola entità vivente sul Pianeta, umani e non umani ugualmente, e chiamano a una azione di collaborazione. Anche l’arte contemporanea è chiamata a fare la sua parte, mettendo a disposizione la straordinaria capacità degli artisti come Otobong Nkanga di leggere i tempi che viviamo, immaginare il futuro e trasformare pensieri e visioni in forme espressive di forte impatto. La rigenerazione di cui parla Slow Food trova una grande spinta nell’opera degli artisti contemporanei e gli artisti camminano a fianco delle comunità di Terra Madre”.

L’opera è stata realizzata con il supporto scientifico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e di Slow Food.

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