“Più infermieri e formazione per gli Oss delle Rsa”

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Torino ospedale Molinette - Reparto trapianti - sanita'

“Siamo soddisfatti che l’Assessorato alla Sanità abbia recepito le nostre osservazioni e non abbia delegato agli Operatori sociosanitari (Oss) la somministrazione di farmaci nelle Rsa. Rimangono però diversi problemi aperti, a cominciare dalla mancanza di infermieri in tali strutture”. Lo ha dichiarato Elena Palumbo di Cgil Fpl in Commissione Sanità, presidente Alessandro Stecco, nel corso dell’audizione delle organizzazioni sindacali in merito alla delibera di Giunta sulla gestione clinica del farmaco nelle strutture residenziali e semiresidenziali sanitarie e socio sanitarie del gennaio scorso.

“Riteniamo – ha concluso Palumbo – che l’assessore regionale alla Sanità e la Regione Piemonte dovrebbero farsi portavoce, a livello nazionale, su come aumentare il numero di infermieri e che la Regione dovrebbe attivare con urgenza corsi di formazione per Oss”.

“La questione relativa alla somministrazione dei farmaci da parte degli Oss – ha aggiunto Tiziana Tripodi di Cisl Fpl – è antecedente alla pandemia e alla carenza di infermieri, ma la norma regionale in materia è chiara: l’operatore può aiutare l’ospite nell’assunzione della terapia, non nella somministrazione”.

Nicolino Conconi di Uil Fpl ha chiesto che “la Regione si faccia portavoce, in sede di Conferenza Stato Regioni, per una modifica delle tariffe aumentando la parte a carico dello Stato e diminuendo i costi per le famiglie”.

Rispondendo a Monica Canalis, intervenuta per il Pd con Domenico RossiTripodi ha sottolineato che “la chiamata pubblica di infermieri durante la pandemia ha fatto sì che i pochi che lavoravano nelle Rsa vi abbiano aderito. Al momento, nelle Rsa lavorano soprattutto infermieri stranieri, con titoli riconosciuti in deroga dalle Prefetture, e Os che erogano assistenza senza titoli e che, senza formazione, rischiano di uscire dal sistema una volta finita l’emergenza”.

Nel rispondere a Marco Grimaldi (Luv), Tripodi ha ribadito che “è opportuno cominciare a prevedere quale sarà il personale necessario, nel complesso, per rendere realmente fruibili le Case e gli infermieri di comunità”.

Stecco (Lega), che ha osservato come le ex Ipab abbiano difficoltà a trovare personale, ha poi espresso la necessità di “rendere uniformi le retribuzioni a parità di mansione, aumentare i controlli ed esigere che le strutture accreditate applichino i contratti firmati dalle organizzazioni sindacali”.

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