“Piccola storia del Tajarin”: il libro di Luciano Bertello al muBATT

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Domenica 4 Settembre alle ore 18.00 nel salone polifunzionale del muBATT l’autore Luciano Bertello presenta il libro “Piccola storia del Tajarin”, Viaggio affettuoso di un piatto povero diventato ricco.

Quella dei tajarin è una bella storia di Langa, tanto piccola quanto immensa; una storia contadina, di cascina, dell’aia. Una storia che si presenta come metafora della vita collinare di questo lembo di Piemonte, dalla malora fenogliana fino al benessere del presente alimentato dal vino e dal tartufo. Con il suo saggio Luciano Bertello pone l’accento sull’icona della cultura culinaria piemontese, ne ripercorre la storia gastronomica di Langhe, Roero e Monferrato.Nel tempo, i tajarin hanno giocato un ruolo molto importante come segno tangibile del riscatto dalla povertà, dalla miseria, dalle poche uova che un tempo venivano utilizzate per la loro preparazione. Poche, in quanto elemento utile per altre finalità, fino ad arrivare ad oggi e ai tanti tuorli che vengono miscelati alla farina. Dalla cucine casalinghe e dalla massaie di un tempo fino ai ristoranti stellati dei giorni nostri passando per le trattorie e le osterie.

Poche uova e il condimento preparato con i fegatini di pollo o di coniglio, altri elementi dell’economia contadina, un condimento che veniva definito “comodino”. I tajarin, tagliati finemente con il coltello ricavato dalla falce, un coltello affilatissimo, pericoloso, quasi un’arma contadina al punto tale che alcune donne non lo utilizzavano per paura di tagliarsi e che veniva chiamato “essia”.

Tajarin, un termine più antico dell’italiano taglierini, documentato dal 400 e che deriva proprio dall’azione di tagliare finemente, e al contempo, con molta probabilità, l’unica parola piemontese che viene pronunciata allo stesso modo in tutto il mondo.

Nel corso dei decenni viaggiatori, scrittori, avventurieri che hanno attraversato la Langa hanno incontrato il piatto storico, un tempo abbinato al vino Dolcetto e oggi valido compagno di espressioni enologiche famose nei cinque continenti. Basti pensare al Barolo, al Barbaresco, all’Arneis. Le poche uova, 3 in linea di massima, sono diventate 20 a volte 30 tuorli per chilo di farina. I fegatini di allora oggi si chiamano carne di fassona di razza piemontese, si chiamano tartufo e il piatto è sempre più prelibatezza.

Il “viaggio affettuoso” di Luciano Bertello dei tajarin, edito da Slow Food Editore, è un delizioso pretesto per narrare la storia della Langa e il suo affresco sociale ancor prima che culinario. Un territorio un tempo povero e maledetto come raccontato da Beppe Fenoglio ne La malora, diventata culla di successo imprenditoriale.

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