Petrini: «Carlo III sarà un grande alleato dei giovani, il suo impegno per il clima è sincero

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«Ho sempre creduto che l’agricoltura fosse non solo la più antica, ma anche la più importante delle attività umane. È il motore del lavoro rurale e costituisce la base della cultura, nonché della civiltà stessa. Badate bene, non si tratta di una visione romantica del passato: oggi il 60% dei 4 miliardi di persone che abitano nei Paesi in via di sviluppo sta ancora lavorando la terra».

Era il 23 ottobre 2004 quando con queste parole, l’allora Principe Carlo incantò la platea del Palazzo del Lavoro di Torino con il suo discorso: 5000 delegati provenienti da 130 paesi del mondo lì riuniti per concludere il primo meeting internazionale delle comunità del cibo di Terra Madre.

Il sostegno all’agricoltura ecologica

Nello stato del Punjab in India ha aiutato i contadini locali a coltivare bio per rimediare ai danni inflitti alla loro terra dalle sementi ibride dell’agroindustria. In Romania ha promosso importanti azioni volte a prevenire il deterioramento di antichi villaggi rurali della Transilvania e, proprio in quei luoghi Slow Food, grazie al dialogo con Re Carlo, ha creato due presidi a tutela della gastronomia locale. Insomma, un interesse, una forte presa di posizione, che supera l’orto di casa propria e si apre al mondo.

In 18 anni di reciproca amicizia, fatti di incontri presso la sua dimora di Highgrove House, o di visite in Italia dove, dal Piemonte alla Toscana passando per Roma, mi chiedeva di fargli incontrare i migliori produttori di cibi artigianali, ho avuto modo di conoscere un lato di Re Carlo III molto stimolante. E non lo dico solo rispetto al cibo e all’ambiente, ma al suo modo di approcciarsi al mondo adottando una visione olistica e integrale capace di tenere insieme ambiti apparentemente diversi: dall’arte, alla geografia, dalla biologia all’economia.

La nuova fase della monarchia inglese

In questo momento il mondo intero guarda alla nuova fase della monarchia inglese cercando di prevedere ciò che sarà. Per ovvi motivi questo sarà un regno di transizione. Ma bisogna fare attenzione perché in genere i periodi di transizione sono quelli che portano le innovazioni più profonde nei sistemi istituzionali.

I suoi obblighi da Capo di Stato lo porteranno a dover assolvere a funzioni che vanno oltre l’etichetta di “attivista per l’ambiente” che da molti anni ormai lo connota.

Allo stesso tempo la crisi climatica non è mai stata così urgente come lo è ora, e sullo scenario mondiale non vedo altri leader con la sua stessa esperienza e convinzione verso il benessere del pianeta. Quando tratta la questione ambientale non ha bisogno di ridurla a uno slogan, o peggio ancora a un vuoto bla bla bla. Il suo impegno lo ha dimostrato con anni di azioni concrete, e penso che i giovani vedranno in lui un alleato per la lotta alla crisi climatica.

Durante il G20 di Roma dell’autunno scorso, si è rivolto ai leader mondiali con tono deciso e inflessibile rammendandoli che il tempo è finito, e che è impossibile rimanere indifferenti alle voci disperate dei giovani che si sentono privati del loro futuro perché chi governa il mondo non si sta curando della questione. Sono curioso di vedere come saprà istituzionalizzare questo suo interesse incasellandolo all’interno del suo più ampio operato. Ho fiducia nelle capacità di re Carlo III e penso che ci riserverà interessanti sorprese.

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