Peronospora: dalla scienza nuovi approcci per la lotta

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Il clima secco degli ultimi anni l’ha resa un po’ meno temibile, ma è un dato di fatto che la Peronospora, fungo parassita della vite, rappresenti ancora il problema fitopatologico principale della viticoltura nostrana. Si tratta di un problema anche alla luce della normativa comunitaria sulla materia (Direttiva n. 128/2009 e Regolamento n. 1107/2009), che impone ai coltivatori la riduzione dell’impiego di prodotti fungicidi a causa del loro impatto negativo per la salute umana e l’ambiente.

 

Il piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari varato nel 2014 recepisce la normativa comunitaria, rendendo la difesa integrata obbligatoria sul territorio nazionale. In questo contesto, lo sviluppo di nuove e sempre più sostenibili strategie di difesa delle colture diventa di fondamentale importanza, in particolare in un settore come quello della viticoltura particolarmente soggetto alle avversità biotiche. Come sempre l’emergenza dà impulso alla ricerca e così pian piano emergono nuovi approcci di difesa. Sullo scorso numero del Corriere, per esempio, vi abbiamo parlato di varietà resistenti, ma la frontiera non passa solo attraverso il miglioramento genetico.

Sono, per esempio, in fase di sperimentazione alcuni spray di Rna a doppio filamento (qualcosa di molto vicino al vaccino sperimentato per il Covid) o varie tipologie di composti organici volatili (ovvero molecole prodotte naturalmente dal metabolismo delle piante), che stimolerebbero la vite a resistere maggiormente agli attacchi fungini e quindi anche la Peronospora. Insomma si va avanti, sperando di eliminare definitivamente metalli come il rame, o peggio ancora prodotti di sintesi, che possono rappresentare un serio problema sia in termini di costi, sia per il rispetto delle normative.

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