Per l’ospedale di Verduno una mensa stile “Michelin”

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Il progetto del nuovo ospedale prosegue nella messa a punto dei particolari che faranno del “Michele e Pietro Ferrero” un presidio ospedaliero di riferimento ed un polo sanitario di alto profilo. In questa direzione siamo in grado di dare la notizia che è stato raggiunto – tra Asl CN2, Fondazione per Verduno e Università di Pollenzo, un accordo quadro che ha per oggetto il servizio mensa che allestirà i circa 2mila pasti che ogni giorno saranno destinati ai degenti ed al personale. «Si tratta – spiega la dottoressa Cloè Dalla Costa, responsabile del servizio di nutrizione clinica dell’Asl Alba Bra – di un progetto molto interessante. In prospettiva di un valore aggiunto che, insieme con molti altri, contribuirà a fare del nuovo ospedale una realtà veramente di riferimento». Quale sarà il ruolo dell’Università di Scienze gastronomiche? «Allo stato restano da perfezionare molti particolari. L’ospedale si trova al centro di una zona di altissimo profilo per quanto riguarda l’eccellenza alimentare. L’Università di scienze gastronomiche, questo il senso del progetto di sinergia, potrà aiutarci a trasferire nell’alimentazione quotidiana dei ricoverati, del personale ed anche delle persone che accompagneranno i degenti, dei profili di qualità determinanti. Parliamo di scelta delle materie prime, di tecniche di preparazione e di cottura dei cibi, di abbinamenti che saranno molto importanti per una alimentazione sana, corretta e “attraente” per i pazienti. Persone che spesso hanno difficoltà consistenti ad alimentarsi, che la malattia rende inappetenti o devono seguire un regime molto severo. Siamo convinti che di fronte a un pasto creato con sapienza e competenze specifiche potremo ridurre di molto il numero delle sacche di nutrienti che in molti casi vanno a sostituire l’alimentazione naturale. Diciamo che l’accordo sarà utile ad entrambi gli attori: a noi consentirà di standardizzare il servizio mensa ad un alto livello di qualità. All’Università consentirà di avere dei feed back da una struttura grande e diversificata come è un ospedale». Al presidente della Fondazione per Verduno Bruno Ceretto abbiamo chiesto un commento su questa “Operazione Stella Michelin” per la mensa del Michele e Pietro Ferrero. «Siamo partiti – spiega – dalla consapevolezza che l’Università di Pollenzo e Slow Food hanno già fatto esperienza in questo senso in Italia. Il passo successivo è stato quello di utilizzare questo sapere proprio in una dei territori più vocati al mondo per l’eccellenza in campo gastronomico». Quindi andremo oltre il concetto di “Chilometro zero”? «Ampiamente oltre, in quanto nei nostri progetti c’è la creazione di una filiera di materie prime prodotte senza chimica, con criteri rigorosissimi e nessun com­pro­mes­so. Del resto Verduno e Pollenzo sono così vicini, non solo fisicamente, da produrre certamente un ottimo lavoro e risultati. Dopo la radioterapia, la robotica, la bellezza del paesaggio, la qualità del cibo sarà un ulteriore “positività” espressa dalla collaborazione della Fondazione con l’Asl e il territorio. Ci attendiamo che la politica, a cui spetta l’onere di affrontare i problemi dei collegamenti, delle infrastrutture e del completamento dei servizi sia al­l’altezza di una struttura che porta il nome di Michele e Pietro Ferrero».

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