Per Cia Cuneo sull’acqua serve subito una progettazione, altrimenti la partita è persa

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Organizzata dalla Regione, con i contributi dell’Università di Torino, del Politecnico, dell’Arpa e dell’Associazione Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue, si è svolto nel capoluogo regionale il convegno sulla ormai urgente questione da risolvere della risorsa idrica in Piemonte. Nella sessione dedicata alle strategie di gestione dell’acqua in agricoltura l’Arpa ha comunicato alcuni dati allarmanti: il Piemonte ha chiuso il 2022 con un meno 40% di pioggia e nei primi mesi del 2023 si è registrato un deficit del 65%. I tecnici dell’Agenzia hanno poi sottolineato come il territorio regionale stia subendo un cambiamento climatico marcato e le previsioni future indicano che a fine secolo ci possa essere, nello scenario più ottimista, un ulteriore aumento di 2 gradi della temperatura e in quello più pessimista di 5 gradi. La Regione nel 2022 ha reso disponibili 2,4 milioni di euro sul bando per la progettazione di infrastrutture irrigue a favore dei Consorzi e con la nuova programmazione del Piano di Sviluppo Rurale 2023-2027 sono 55 milioni le risorse assegnate per realizzare invasi e per l’irrigazione in agricoltura. Ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Protopapa: “Abbiamo lavorato un anno per raccogliere dati, informazioni e le iniziative da portare a un tavolo dedicato al tema. L’obiettivo è di confrontarci con tutti gli attori coinvolti nell’emergenza siccità”.      La seconda sessione era riservata al cambiamento climatico e all’ambiente, con l’obiettivo di attuare la transizione ecologica e quella energetica. Quattro i punti fondamentali delineati dalla Regione: attuare la transizione dell’economia, da lineare a circolare; raggiungere la neutralità climatica nel 2050 con emissioni nette pari a zero; rendere operativa la transizione energetica dalla fonti fossili a quelle rinnovabili e concretizzare la transizione che costruisca città e comunità sostenibili per il benessere delle persone. Ha affermato l’assessore Protopapa: “Abbiamo bisogno di urgenza, sapienza, concretezza e dobbiamo trovare la sinergia e la capacità di rendere possibile la connessione tra disponibilità e bisogno”.

 

Cosa ne pensa Cia Cuneo

Al convegno della Regione, Cia Cuneo ha partecipato con il presidente provinciale Claudio Conterno. Dice Conterno: “Faccio certamente i complimenti alla Regione per aver coordinato un’iniziativa imponente. Si tratta, però, del primo passo. E’ ormai dal 2003 che si parla di questi temi e si organizzano convegni: adesso è necessario rendere operativi i dati raccolti, individuando le strategie necessarie per trovare le soluzioni ai problemi. Ma bisogna farlo velocemente. Politici, organizzazioni agricole, dipartimenti universitari, associazioni, ambientalisti devono sedersi tutti attorno a un tavolo per individuare, insieme, delle strade condivise”.

Sulla mancanza dell’acqua? “Prima che diventi una difficoltà drammatica, serve che la Regione, attraverso una squadra di tecnici competenti in materia,  programmi subito un percorso spalmato sul futuro con i progetti a breve termine e quelli a più lunga scadenza. Non possiamo più attendere oltre. Bisogna sapere cosa fare oggi, domani e tra dieci anni”.

Quali potrebbero essere i passaggi? “Nel giro di poco tempo occorre risolvere il problema delle perdite lungo le reti degli acquedotti e dei canali irrigui che, in alcuni casi, raggiungono anche il 40% del quantitativo trasportato. Così come è necessario recuperare le acque reflue da utilizzare nei campi. Poi, c’è l’esigenza di cambiare i sistemi di irrigazione in agricoltura adottando tecniche più sostenibili rispetto allo spreco dell’acqua che, però, garantiscano gli stessi risultati produttivi. Anche se gli impianti costano e su questo la Regione dovrebbe iniziare a impostare dei ragionamenti su come aiutare le aziende a intervenire”.

Altro percorso? “Bisogna costruire invasi e micro-invasi, dove serve e non impattanti, per raccogliere l’acqua quando è in abbondanza così restituirla al territorio – non solo all’agricoltura – nei periodi di siccità. Ma devono essere progettati ora per averli in funzione tra qualche anno. L’acqua è il bene più prezioso disponibile in natura. C’è bisogno di una politica seria che ne programmi il controllo e l’utilizzo per i prossimi decenni: altrimenti la partita è persa”.

Sulla transizione energetica? “L’agricoltura, sfruttando i tetti delle strutture produttive, potrebbe mettere in rete molta energia. Però la Legge dice che si possono costruire impianti fotovoltaici solo destinati all’autoconsumo. Se vengono realizzati di dimensioni più grandi quanto si potrebbe vendere ed essere, comunque, di sostegno alla transizione energetica per l’intera comunità, viene remunerato dai gestori del settore un centesimo, mentre il comprato lo paghi 18 centesimi. E’ una contraddizione che non ti invoglia ad andare in questa direzione, anche perché così l’impianto, il cui costo ricade interamente sulle spalle dell’azienda, si ammortizza in tempi non accettabili rispetto all’investimento. Mi viene da pensare che lo Stato predichi bene, riempiendosi di belle parole sulla transizione energetica, e, poi, razzoli male, perché non la voglia proprio realizzare”.

Cosa si può fare? “L’unica possibilità è che la Regione prenda in mano il problema e si sieda a un tavolo con i gestori energetici – Enel innanzitutto – per trovare le soluzioni adeguate”.        

 

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