Oggi, lunedì 11 settembre, è suonato il primo campanello dell’anno scolastico 2023-24 e in tutto il Piemonte, migliaia di studenti di ogni ordine e grado affolleranno le aule con la speranza di imparare qualcosa. Ma sarà davvero così? La scuola è ancora una palestra di vita? Chi vi scrive è giocoforza di parte e pensa che non lo sia più. Sono passati ormai 55 anni dal mio primo giorno di scuola e ben 37 dal mio primo giorno di insegnamento e posso dire che, dall’alto della mia esperienza, molte cose sono cambiate e poche volte ho riscontrato dei miglioramenti.
Le famiglie da sempre hanno delegato alla scuola il compito di educare e fino a qualche anno fa ciò che succedeva tra i banchi di scuola non era messo mai in discussione. Oggi, purtroppo, non è più così. La linea di credito che i genitori concedono agli insegnanti è un qualcosa di volatile. Basta una piccola contrarietà capitata al ragazzo, per scatenare la corsa alla protesta, al ricorso e talvolta alla violenza. Basta un piccolo cavillo burocratico per trasformare una “bocciatura”, determinata da una lunga sequenza di voti insufficienti, in una promozione al Tar. Insomma si sceglie sempre la via più breve per raggiungere quel pezzo di carta, che ormai non vale davvero più nulla. Tutto questo fa bene ai ragazzi? Davvero la vita post scolastica sarà quella che i ragazzi vivono in questa culla di bambagia, con il beneplacito di mamma e papà?
Lascio ad ognuno di voi la risposta. Certo, anche se ogni giorno assistiamo a soprusi e a favoritismi nei confronti dei furbetti, credo che in qualche modo la meritocrazia sia ancora un valore da perseguire. Forse un voto di maturità (o di laurea) gonfiato spalancherà inizialmente molte porte, ma poi, quando emergerà che sotto quel vestito non esiste nulla, cosa succederà? Ci sarà ancora un Tar, per annullare il licenziamento? Bisognerebbe fare un passo indietro. Non sto dicendo che ho la nostalgia delle bacchettate sulle dita o della punizione dietro la lavagna, ma se ognuno di noi facesse un esame di coscienza e pensasse che un insegnante lavora per il bene dei ragazzi, forse qualcosa potrebbe cambiare.