Pazienti psichiatrici, la solidarietà e un appello dei medici del nostro territorio

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Ha destato molto scalpore la notizia dell’omicidio di Barbara Capovani, la psichiatra aggredita davanti all’ospedale di Pisa da un ex paziente. Un fatto di cronaca, quello toscano, che ha preoccupato molti medici anche del nostro territorio. Qualcuno, in segno di solidarietà ha listato a lutto il proprio profilo social. Altri hanno creato post, con cui ricordavano la collega, ma allo stesso tempo lasciavano e­mergere un malessere diffuso, derivato dalla mancata riforma dell’assistenza psichiatrica, rimasta al palo per mancanza di risorse, con strutture del territorio ridotte all’osso, ma anche per la mancanza di un quadro giuridico di carattere penale che renda possibile intervenire su chi è violento. Facciamo un po’ di ordine. Risale a 45 anni fa la famosissima legge Basaglia. Con quel provvedimento vennero chiusi i manicomi. Nel 2014 arrivò una seconda riforma, con cui vennero superati anche gli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e vennero create le Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems).

 

L’idea era quella di realizzare strutture con capienza massima di 20 posti letto, che consentissero di provvedere ad un’assistenza puntuale e specialistica, nei confronti dei malati psichiatrici. Purtroppo la situazione attuale ha dimostrato che i continui tagli hanno via via desertificato queste strutture, che non dispongono di personale e di risorse sufficienti al loro funzionamento. Un problema reale quello delle Rems, che coinvolge anche i medici di base, a volte costretti ad avere a che fare con pazienti problematici. La conferma ci arriva da uno di loro, Andrea Gonella, che oltre ad operare come medico di base nel Roero, fa parte dell’organico del Servizio di Continuità Assistenziale (Guardia medica). «La gestione dei pazienti psichiatrici presenta moltissime criticità – ci confida – perché di fatto la presa in carico territoriale dei pazienti psichiatrici, che non sono inseriti in comunità, presenta notevoli difficoltà e di fatto spesso ricade in primis sulle famiglie ed in secondo luogo sulla medicina di famiglia e sui servizi territoriali che però non hanno forza-risorse e competenze per gestire pazienti così complessi». Insomma un problema irrisolto (e forse irrisolvibile).

Secondo le stime servirebbero altri 10mila operatori per i servizi di salute mentale, ma rimane il problema della sicurezza. Qualcuno sostiene che la soluzione sarebbe quella di aprire in alcune carceri delle sezioni specializzate per i pazienti con disturbo psicotico antisociale che si sono macchiati di reati. Ma in generale è la legge Basaglia che risulta anacronistica e andrebbe, probabilmente aggiornata, se non rivista.

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