Nel giorno dell’inaugurazione di Cheese consegnato il premio Resistenza casearia

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BRA – «Quello che comincia oggi è il primo Cheese della transizione ecologica». Con queste parole Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha inaugurato ufficialmente la 13esima edizione della più importante manifestazione internazionale dedicata ai formaggi a latte crudo e ai latticini, a Bra da oggi fino a lunedì 20 settembre. «La transizione ecologica rappresenta una nuova fase storica – ha aggiunto Petrini -. Così come tre secoli fa iniziava la rivoluzione industriale, oggi siamo all’alba di una nuova era nella quale abbiamo capito che le risorse non sono infinite, perciò occorre imboccare un’altra strada. In questa fase storica, Cheese rappresenta un messaggio: quello secondo cui occorrono nuove forme di produzione e consumo, perché quelle adottate finora ci hanno portato al disastro ambientale. E noi diciamo che il benessere animale è uno degli elementi della transizione ecologica che non possiamo più rimandare».

Sul palco, insieme al fondatore dell’associazione della Chiocciola e al sindaco di Bra Gianni Fogliato, sono saliti Fabiana Dadone, ministro per le Politiche giovanili, l’assessore all’Agricoltura e l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte.

«Viviamo in un mondo globalizzato, sono le piccole azioni quotidiane che possono cambiare il mondo intero». Con queste parole il ministro Fabiana Dadone ha voluto aprire i lavori di Cheese, la fiera giunta alla 13esima edizione.

L’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte ha sottolineato che Cheese propone le eccellenze lattiero casearie frutto del lavoro attento di tutta la filiera, a partire dai produttori e dai pastori d’alpeggio, e dal benessere animale. Questo riporta all’importanza della tracciabilità e dell’etichettatura, tematiche che la Regione Piemonte continua a portare avanti a livello nazionale con lo scopo di difendere  anche il prezzo dei prodotti di qualità e la  tradizione.

Gli fa eco l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, secondo cui cibo e salute vanno a braccetto. Esiste già un tavolo di lavoro su questi temi, ma oggi tutto ciò non è più sufficiente: occorre prendere in considerazione anche altri aspetti, quelli ambientali e quelli che riguardano la sostenibilità. Per questa ragione, si sta  lavorando sulla multidisciplinarietà dei controlli di sicurezza sugli alimenti: l’obiettivo è creare una filiera di eccellenza.

Il sindaco di Bra ha voluto ringraziare tutti i soggetti che hanno creduto nella possibilità che Cheese si svolgesse nelle condizioni più normali possibili: «Con determinazione e un grandissimo lavoro di squadra, da subito ci siamo trovati uniti nella volontà di far sì che Cheese potesse essere anche quest’anno occasione di relazione, conoscenza e crescita, da vivere guardandoci negli occhi, nelle vie e nelle piazze della nostra Bra. Da sempre Cheese è vetrina d’eccezione, con uno spazio unico di confronto, discussione e approfondimento. Cheese è scambio, occasione concreta di sviluppo, volano per il turismo e l’economia del territorio. È accoglienza, valore, cambiamento, futuro. Cheese è Bra. E Bra è Cheese».

Consegnati i Premi Resistenza Casearia

Il passaggio più emozionante della cerimonia d’inaugurazione è stato quello della consegna dei Premi Resistenza Casearia, condotta dalla presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini: «È un momento significativo perché rende protagoniste alcune storie notevoli – ha spiegato Nappini -. Dietro al  nostro evento ci sono le persone e i loro animali, ed è emozionante poterli raccontare».

La consegna dei Premi Resistenza Casearia è stata l’occasione per ricordare Agitu Ideo Gudeta, allevatrice, casara e contadina di origine etiope uccisa il 29 dicembre del 2020 nella sua abitazione di Frassilongo, nella valle dei Mocheni, una ventina di chilometri a est di Trento. Da quest’anno uno dei riconoscimenti di Resistenza Casearia è intitolato proprio a lei, che lo vinse nel 2015: «Una grande amica di Slow Food» l’ha ricordata Nappini annunciando che, proprio in onore di Agitu e del suo impegno, d’ora in poi il primo Premio Resistenza Casearia sarà dedicato a una donna in suo ricordo.

Sei, in totale, i premi assegnati.

Angela Saba, produttrice del Presidio del pecorino a latte crudo della Maremma, in Toscana, si è aggiudicata il premio Agitu Ideo Gudeta, destinato a una casara che svolge un ruolo cruciale nella conservazione dei saperi e delle tradizioni con la seguente motivazione: “Perché rappresenta un esempio e un punto di riferimento per tutti coloro che vogliono intraprendere la strada, bella e difficile, dell’allevamento e della produzione di formaggio. Una strada particolarmente difficile per le donne e per chi vuole produrre cibi sani, buoni e in armonia con la terra”.

A Renato Gortani, 74enne produttore del Presidio del Çuç di mont (Friuli Venezia Giulia), è andato invece il premio assegnato a un anziano casaro/pastore/allevatore, punto di riferimento e custode di un sapere antico trasmesso alle nuove generazioni, perché “con il lavoro di una vita ha tramandato il suo sapere e la tradizione della monticazione in alpeggio. Grazie a lui, e ai giovani casari che ne hanno seguito le tracce, si è salvato il çuç di mont, formaggio vaccino della Carnia, oggi Presidio Slow Food”.

Walter Dragu, produttore del Presidio del Mishavinë, in Albania, è stato invece insignito del premio a un giovane casaro/pastore/allevatore che ha scelto di vivere in montagna e continuare a produrre e allevare, nel solco della tradizione. La scelta è caduta su di lui “perché ha raccolto dai genitori l’eredità di un sapere prezioso, che rischiava di scomparire, e insieme alla moglie Melinda Pepushai, ha deciso di restare in una delle regioni più remote e impenetrabili d’Europa, il Kelmend, rappresentando un esempio per tanti altri giovani”.

È di origine indiana, invece, Daljit Singh, vincitore del premio riservato a un produttore straniero, un migrante, che pratica in Italia l’arte casearia o l’allevamento. “Arrivato in Italia dal Punjab nel 1984, come tanti altri allevatori della comunità sikh, da decenni si prende cura con sensibilità ineguagliabile delle bovine da latte” si legge nella motivazione.

Francese l’allevatore che si è adoperato per la salvaguardia di una razza autoctona a rischio di estinzione: è François Borel, allevatore di capre del Rove e produttore del Presidio della brousse du Rove (Francia), presidente del Groupement de producteurs de Brousse du Rove AOP. Il motivo? “François Borel, e con lui Bernard Borel, Luc Falcot e gli altri allevatori del “Groupement des producteurs de la Brousse du Rove AOP”, da anni custodiscono la razza autoctona di capra del Rove, allevandola al pascolo tutto l’anno nella regione provenzale delle Bouches-du-Rhône e producono la brousse, diventata Presidio Slow Food nel 2007”.

L’ultimo premio, quello destinato a un attivista che abbia condotto battaglie importanti per i valori della resistenza casearia, è andato infine a Paolo Ciapparelli, del Presidio dello Storico Ribelle e del furmàcc del féen (Lombardia): “È uno dei simboli dell’attivismo caseario più appassionato – si legge nelle motivazioni -. Non è un produttore di formaggio, non è un allevatore, ma per i caricatori d’alpe delle Valli del Bitto è molto di più. Grazie a lui e alla sua energia oggi tutti nel mondo conoscono lo Storico Ribelle e la loro battaglia per veder riconosciuto il valore del pascolo e la storia casearia illustre di questa parte delle Alpi”.

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