Una stagione del “tuber magnatum pico” nel segno di “Generazione T”: un percorso espositivo che, da qui e sino a gennaio, troverà spazio nel capoluogo di Montà, a partire dall’inaugurazione fissata per sabato 20 novembre alle 10. 22 grandi pannelli murali, accompagnati da quella “T” che ha un qualcosa tra la sacralità e il solenne profano del mondo dei trifolau: proprio nel paese che si pone come capofila di tutto ciò che riguarda questo mondo fatto di cercatori, di notti nei boschi, di cani leggendari, di segreti. “Oro bianco”: come il tartufo bianco d’Alba, come prosieguo e corollario del Muded, il Museo del Tartufo, per il quale Montà sta lavorando alacremente con la Città di Alba. E’ una mostra diffusa, questa “Generazione T”: la quale offre un quadro articolato della pluralità di riferimenti al tartufo che si possono trovare nella cittadina. I pannelli vengono collocati sull’asse centrale, da Piazza Vittorio Veneto sino al centro storico. Vuole documentare il secolare, profondo rapporto che lega Montà al tartufo bianco d’Alba: e gode di una regia artistica illustre quanto radicata nel paese. E sì che questo progetto porta la firma di Silvano Valsania (già sindaco, e primo fautore del museo) con la collaborazione di Beppe Bertero, Piero Aloi e Andrea Giorio, E’ stato realizzato dal Comune di Montà grazie all’aiuto della Regione, della Fondazione Crc, dell’Ecomuseo delle Rocche e della Fondazione Casa del Tartufo Bianco d’Alba: con il concept ed il progetto grafico griffati Hellobarrio, mentre la stampa e l’installazione sono dello Studio Stampatello.
Ci sarà di tutto, agli occhi e ai sensi dei visitatori: dalle figure mitiche che segnano ancora oggi l’immaginario popolare della comunità, ovvero i più importanti e riconosciuti trifolao della seconda metà del Novecento. Ma anche le famiglie con cercatori da almeno tre generazioni: e, infine, le più svariate e curiose, attestazioni documentali. Ci sono infatti i riferimenti di Goffredo Casalis nel nel suo celebre “Dizionario sulle caratteristiche più significative dei borghi dello Stato Sabaudo”, sino alle poesie del poeta locale Carlo Cocito ma anche i rigori scientifici portati dagli studi effettuati nelle rocche dal Cnr negli anni ’80 e ’90 del secolo scorso. Ma la leggenda autentica passa anche per il “pop”, nella sua accezione più piena: ed ecco allora comparire anche le prime insegne di rivendita di tartufi, i tanti premi puntualmente vinti alla “Fiera di Alba” dei tempi eroici, le tante iniziative di promozione che hanno visto i trifolao montatesi protagonisti: dalla partecipazione alla trasmissione cult della Rai “Portobello”, alle “cerche” in America, alle manifestazioni locali. Enzo Tortora e la famiglia Savoia, la grande letteratura e l’arte visiva, la tradizione, i misteri, ma anche la visibilità più piena: tra le strade, le piazze e i portici di una Montà che è sempre più superiore ad una ideale somma delle parti, profumata di luci e di tartufo. «Un racconto a tutto tondo e finalmente senza più ritrosie: che non rifugge l’accenno agli screzi e ai rancori tra trifolao in merito a posti e percorsi della cerca come ai deterrenti, anche drastici, utilizzati dai proprietari dei boschi per impedirla; dove i riferimenti al tartufo compaiono addirittura negli epitaffi.Segnali inconfutabili di come il tartufo affondi nelle dinamiche più profonde della vita di questo paese; costituisca tanta parte del patrimonio culturale immateriale della comunità di Montà», secondo la lezione dei suoi autori.