Monasterolo, Cia: “Le aziende orticole di pianura vivono un periodo di grande incertezza”

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Silvio Monasterolo, presidente Cia della zona di Fossano, è coadiuvante e tuttofare nell’azienda agricola di cui è titolare la moglie, Bianca Rosa Garelli. Siamo in frazione Tagliata, al confine tra i Comuni di Fossano e di Cervere. Nei 14 ettari di terreno gestiti, di cui 5.000 metri di superficie coperta con le serre, producono numerosi tipi di ortaggi e le fragole. Inoltre, nell’area disponibile verso il fiume Stura, sempre nel Comune di Cervere, coltivano il “famoso” porro lavorato osservando il rigido disciplinare imposto dal Consorzio che tutela e promuove il prodotto conosciuto e apprezzato non solo in provincia di Cuneo. Silvio e Bianca Rosa vendono i frutti del loro operato quotidiano in cinque mercati della “Granda” e alle fiere in primavera e autunno.

Chiediamo a Monasterolo – imprenditore orticolo che ha un’ampia visione dello stato di salute del comparto – di tracciare un bilancio, al momento attuale, della stagione produttiva per le aziende di pianura. Dice: “Si curano come sempre le colture con grande attenzione e impegno per mantenere alta la loro qualità. Quest’anno, però, dobbiamo affrontare alcuni problemi, che stanno rendendo difficile il lavoro e riducendo i quantitativi delle produzioni”.

Cioè? “Il caldo soffocante e gli intensi raggi del sole stanno bruciando molti ortaggi nella fase di nascita e crescita. A questo si aggiunge la siccità che sta rovinando le colture. Dove si possono utilizzare gli impianti con le manichette e la fertirrigazione si risparmia l’acqua e si tampona la situazione. Nei terreni in cui siamo obbligati a usare il metodo a scorrimento è un disastro perché l’acqua non c’è più. Questo è un problema che va affrontato subito dalle Istituzioni e da tutti gli attori coinvolti, con l’obiettivo di programmare dei piani di intervento per i prossimi anni”.

Incidono negativamente sul bilancio delle aziende anche l’aumento delle spese per le materie prime e l’energia? “Di sicuro. I prezzi del gasolio agricolo, della manutenzione dei macchinari operativi, dei fertilizzanti, di qualsiasi materiale impiegato nel nostro settore per produrre sono rincarati in modo rilevante. In alcuni casi più che raddoppiati. E non ci sono previsioni che possano scendere a breve”.

Le conseguenze? “I costi di produzione sono saliti alle stelle, ma l’agricoltore continua a vendere gli ortaggi alle stesse condizioni dello scorso anno. Ci sono aziende, soprattutto della frutta,  alle quali non conviene raccogliere le mele o le pesche in quanto il lavoro costa di più del prezzo che, poi, andrebbero a incassare. Nella speranza di poter raccogliere perché, inoltre, c’è il problema della mancanza di manodopera. E anche le attività che effettuano lo smercio diretto ai consumatori applicano dei modestissimi ritocchi dei prezzi, perché gli stipendi delle persone sono sempre gli stessi”.

Per cui? “Se non ci saranno altri danni come le devastazioni provocate dalla grandine o dai cinghiali che, fino a ora, nelle nostre zone del Fossanese e del Braidese, non hanno toccato i campi, forse riusciremo a chiudere il 2022 in pareggio o con un piccolo margine di guadagno. Ma, comunque, sotto la media degli ultimi anni. Al momento posso solo dire che è una stagione produttiva caratterizzata da una grande incertezza”.   

 

La stagione produttiva dei porri di Cervere

La stagione produttiva dei porri di Cervere sta risentendo soprattutto della siccità. Infatti, la tecnica di irrigazione è lo scorrimento e nella zona dove la coltura viene per la maggior parte coltivata è vicino al fiume Stura, dove l’acqua è proprio scarsa. Pure quella che, in passato, veniva “pescata” dal sottosuolo. Adesso, per gli impianti di porri è il periodo della rincalzatura con lo spostamento della terra dallo spazio tra una fila e l’altra a quello alla base delle piante. Poi, a fine settembre inizia la raccolta. Sottolinea Monasterolo: “Anche per questa coltura di eccellenza riusciremo a garantire la qualità, in quanto la temperatura varia dal giorno alla notte, ma non la quantità. Per la mancanza di acqua la produzione sarà minore rispetto agli altri anni. Infatti, il porro deve essere irrigato due volte a settimana. Adesso riusciamo a farlo una volta sola e la pianta ne patisce molto dal punto di vista della crescita e del peso. La perdita non è ancora quantificabile con certezza, anche perché se arrivasse un poco di pioggia ad agosto qualcosa si può recuperare”.

Minore quantità, prezzi più alti? “Abbiamo fatto un incontro tra i soci del Consorzio per iniziare a capire il calo del quantitativo totale prodotto. Un passaggio che serve per trattare il prezzo di vendita alla grande distribuzione. Ma sarà ben poco, come sempre, quanto si riuscirà a ottenere. Si parla di 10-20 centesimi al chilogrammo. Un prezzo che, poi, influirà anche su quello praticato dalle aziende agricole che vendono il prodotto direttamente ai consumatori”.

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