Il Convegno sui problemi della sanità in provincia tenutosi sabato 3 luglio a Fossano su iniziativa di “Con+voce” è servito a fare chiarezza su alcuni punti:
1) la salute è un problema globale, che investe ogni aspetto della vita individuale e collettiva, dal lavoro allo studio, dalle condizioni famigliari e di reddito, dall’ambiente ecologico a quello sociale, dalla realtà geografica al vissuto psicologico;
2) la risposta al bisogno di salute, radicalmente accresciuto e trasformato dalla pandemia del Covid 19, non può che essere complessa e articolata, una rete di servizi e presidi che partano dal territorio, dai medici di base alle Case di comunità, dall’assistenza domiciliare alla telemedicina, dai centri direzionali di distretto agli ospedali di territorio, a quelli ad alta specializzazione. Così prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza, così indicano i futuri finanziamenti europei. In questa direzione già andava il Piano direttorio approvato all’unanimità dal Consiglio regionale piemontese nel 2017;
3) tale piano, coordinato dal dr. Magni, immagina il riordino della rete ospedaliera dell’Asl Cn 1, senza nessun taglio, anzi con investimenti mirati a rendere effettiva l’integrazione fra i vari livelli e fra i nosocomi, a cominciare da quelli di Saluzzo e Savigliano. Se alcuni passi sono stati compiuti in questo processo, ancora più naturale appare a Cuneo l’integrazione tra S. Croce e Carle;
4) il piano Magni ha una sua scaletta finanziaria precisa e razionale. Il neoassessore alla sanità regionale, il leghista Icardi, ha deciso di abbandonarlo, senza però metterne in votazione la decadenza, e ipotizzando a raffica la costruzione di nuovi futuribili ospedali, per la quale ha sparato la fantasiosa cifra di 190 milioni in arrivo (?!) dalle casse dell’INAIL;
5) è questa una concezione della sanità come “opus cementicium maxime”, che non ha neppure fondamenti realistici e può aprire la strada a sperperi di denaro (4 volte i costi del Piano direttorio, tanto per partire) e compromissioni di suolo;
6) le forze progressiste devono sottrarsi a questa impostazione fanfarona e superficiale: non ha senso dividersi fra fautori del S. Croce e tifosi del nuovo ospedale a Confreria né discutere se un nuovo nosocomio a Savigliano debba sorgere vicino alla Saint Gobain o altrove. Si tratta di questioni non attuali né realistiche. La vera emergenza oggi è la carenza di personale, dagli infermieri ai medici di base, agli anestesisti ecc.;
7) per le prossime elezioni amministrative la discriminante sarà fra chi crede nella sanità come business e chi invece pensa ad una sanità pubblica, universalistica, uno degli strumenti fondamentali assieme con la leva fiscale e le politiche dell’educazione per combattere le diseguaglianze sociali e di genere, che, già cresciute in decenni di imperante liberismo, hanno conosciuto con la pandemia un’impennata drammatica.
LB