L’ultimo saluto al giovane infermiere

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Sono stati il parroco del Duomo, don Dino Negro, e l’assistente spirituale dell’ospedale San Lazzaro di Alba, don Domenico Bertorello, a celebrare, nel pomeriggio di mercoledì 22 maggio, in cattedrale, il funerale di Marco Abrigo, 31 anni, il giovane infermiere che aveva perso la vita la notte di domenica 19 maggio in un tragico incidente stradale avvenuto sulla fondovalle Tanaro nel territorio di Cherasco. Don Dino Negro e­ra stato anche insegnante di religione di Marco durante gli anni dei suoi studi superiori presso la Scuola Enologica “Umberto I” di Alba. Al diploma aveva poi fatto seguito la laurea in infiermeristica, brillantemente conseguita. Sulla cassa di legno chiaro, collocata al centro della navata centrale, accanto alla foto di Marco, è stata collocata un consolle da Dj appoggiata su un prato verde e fiorito. La passione di Marco era la musica, che amava così tanto da farne quasi un lavoro, facendosi conoscere con il nome d’arte di Marco Mix Dj. E, tra la commozione delle centinaia di persone che si strette intorno alla mamma Franca, al papà Pietro, ai parenti, ai tantissimi amici ed ai compagni di scuola, è stata proprio la dance music ad accompagnare Marco fuori dalla cattedrale di San Lorenzo. Per raggiungere il cimitero di Trezzo Tinella, parese di origine del padre, luogo di sepoltura del giovane. Alla cerimonia funebre hanno preso parte i medici ed i colleghi che hanno diviso con lui la grande responsabilità di lavorare nel reparto di chirurgia. Sono stati i colleghi degli altri reparti dell’ospedale di Alba ad organizzare le sostituzioni che hanno consentito a tutti i colleghi di Marco di essere presenti alla celebrazione delle esequie. Il giovane aveva perso la vita nel viaggio che da Mondovì lo portava ad Alba dove era diretto per entrare in turno alle 23. Una delle tante, infinite notti di lavoro di cui è fatta la vita delle persone che hanno scelto di impegnarsi per assistere di chi è ammalato. La sua auto, per motivi ancora da accertare è finita in fondo a una scarpata portandosi via quel turno di notte e tutte le altre che Marco avrebbe affrontato, col sorriso sulle labbra, nel corso della sua vita.

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