Licenziati 16 operai Sciopero a Verduno

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Le segreterie provinciali dei sindacati edili Fillea Cisl, Feneal Uil e Fillea Cgil hanno indetto una giornata di sciopero, venerdì 24 maggio, per protestare contro il provvedimento di licenziamento a carico di 16 lavoratori della Olicar di Bra, società titolare di lavori in subappalto dalla concessionaria titolare dell’appalto la Mgr di Verduno. «Evidentemente – commentano con amarezza i lavoratori che dal 31 maggio non avranno più un lavoro nel grande cantiere di Verduno – è quello che meritiamo per i sacrifici fatti in 12 anni passati a vivere nei container che chiamiamo casa. Col caldo estivo, il gelo invernale, la compagnia dei topi, le condizioni igieniche incommentabili e la solitudine che si prova a vivere in un cantiere, lontani dalle famiglie». E’ la vita dei “trasfertisti” (molti so­no lavoratori della “Matarrese”, a Verduno praticamente dall’inizio dei lavori), gli operai edili che hanno dato la disponibilità ad accettare lavori lontani in cambio di contratti a lunga o media scadenza. «La situazione di questi operai – commentano Francesco Biasi (Fi­lca Cisl), Silvio Gulino (Feneal Uil Piemonte) e Piero Costantino (Cgil Fillea) – rappresenta il paradigma delle condizioni di lavoro in questo cantiere che è vittima delle sue dimensioni e di una gestione per molti versi approssimativa. Qui stanno lavorando 261 operai di 51 imprese differenti. E’ quasi una babele di persone che non si conoscono tra loro e spesso non si capiscono tra loro o con chi cerca di spiegare loro cosa fare e quali regole devono essere rispettate». Questo come si collega alla perdita del posto di lavoro degli o­perai della Olicar? «Gli operai della Olicar – ribadiscono i sindacalisti – pagano colpe non loro. La Mgr e la Neosia (del Gruppo Maire Tecnimont) hanno la titolarità dell’appalto. A valle di queste società primarie ci sono decine e decine di piccole ditte titolari di subappalti. E’ evidente che, in un contesto come questo, si creano degli attriti che hanno per oggetto la qualità del lavoro. I risultati ottenuti non sempre sono giudicati adeguati e si aprono dei contenziosi che si ribaltano sulle aziende minori. Oggi Olicar va fuori perché paga i risultati di questi contenziosi. Del resto qui si lavora in modo tutt’altro che ottimale. Le condizioni sono dure, i pagamenti degli stipendi mai puntuali, i versamenti della cassa edile ancora meno. Questo quadro, peraltro, spiega bene come sia accaduto che quest’opera sia passata da un costo di 105 milioni a 175, per salire a 400 se nel conto si includono i canoni della gestione che saranno versati al concessionario».

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