L’effetto Covid sulle nostre scuole: quattro ragazzi piemontesi su dieci non sanno far di conto

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Qualcuno da la colpa alla pandemia, è dice che questa è la conseguenza dell’effetto del Covid sulla scuola. In ogni caso, un rapporto dell’Osservatorio istruzione e formazione professionale dell’Ires Piemonte getta una luce impietosa sul mondo dell’istruzione piemontese. E questo non solo per quanto riguarda i livelli minimi di preparazione dei ragazzi al termine del loro ciclo di studi, ma anche per l’alto tasso di abbandono della scuola e, soprattutto, per il crescente numero di giovani che non lavorano e non studiano.

Il prezzo della didattica a distanza

Se analizziamo i dati emersi dal rapporto, che certamente faranno storcere il naso a qualche insegnante e a molti genitori, scopriamo che alle medie 3 ragazzi su 10 non raggiungono i livelli minimi di preparazione in italiano e addirittura 4 su 10 in matematica (erano il 35% nel 2019). La matematica si è comunque dimostrata materia ostica per gli studenti piemontesi anche negli altri gradi di istruzione: in quinta elementare, i rendimenti insufficienti in matematica sfiorano il 30% (erano il 25% nel 2019), percentuale che alla fine delle superiori sale addirittura al 35% (erano il 31% due anni prima). Questi numeri, paradossalmente, segnano una sorta di eccellenza per la scuola piemontese. E questo perché questi pur deludenti risultati appaiono eccellenti se confrontati con la media a livello nazionale, dove quelli che non raggiungono la sufficienza sono addirittura il 51%.

Restando a guardare i dati di casa nostra, molte voci si sono sollevare a spiegare questi deludenti risultati dei nostri ragazzi con i tanti disagi provocati dalla pandemia. Innegabilmente, nell’ultimo biennio, lo studio da casa ha penalizzato fortemente il lavoro tanto dei docenti quanto dei ragazzi. Come hanno sottolineano gli stessi autori dello studio i ricercatori, la pandemia ha creato un “prima” e un “dopo”. In molti casi il confronto tra i due periodi ha accentuato gli aspetti negativi: in primo luogo l’abbandono scolastico alle superiori è salito al 3,2%, mentre i cosiddetti neet, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano, sono diventati il 20,5%, il 4% in più rispetto a due anni prima. Dopo la parentesi del 2020, in cui tenendo conto della didattica a distanza molti studenti sono stati “graziati”, nel 2021 sono riprese le bocciature, maggiori rispetto ai livelli pre Covid.

Le eredità positivedella pandemia

Ma la pandemia ci ha lasciato anche eredità positive. Come ha spiegato la coordinatrice della ricerca piemontese Carla Nanni: «Ce ne sono sicuramente, a partire dalla digitalizzazione alla capacità che hanno dimostrato i docenti di collaborare, scambiarsi materiali e studiare forme nuove di didattica. Dopo anni in cui la scuola è stata soggetta a tagli su tagli, ora la pandemia ha portato grandi investimenti che devono essere fatti fruttare». La pandemia ha anche orientato molti studenti verso la scelta di professioni sanitarie che hanno tra l’altro una capacità superiore al passato di assorbire i neolaureati: i medici che hanno un lavoro dopo 5 anni dal titolo sono il 57% mentre erano il 25% nel 2019. Insomma… non tutto il male viene per nuocere, visto il bisogno di queste figure!

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