Le bici “blu” di nuovo nel mirino dei vandali

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Ci siamo di nuovo. Con l’arrivo della bella stagione le biciclette a pedalata assistita del servizio “Bus2Bike” sono nuovamente oggetto delle attenzioni da parte di malintenzionati che ne manomettono il lucchetto antifurto, asportano il sistema di geolocalizzazione o “cannibalizzano” i mezzi asportandone parti da riutilizzare o vendere. A conti fatti siamo tornati indietro di un anno: su 320 biciclette ne sono ora utilizzabili poco più della metà. Per fare il punto della situazione e valutare quale tipo di risposta si possa mettere in atto, si è svolto giovedì scorso, 2 maggio, un incontro tra l’assessore albese al Traffico e viabilità Rosanna Martini e i rappresentanti del consorzio “Granda Bus” di Saluzzo che ha investito nel progetto di bike sharing “free floating” (ovvero senza postazioni fisse) immagine e risorse insieme al Comune di Alba e alla Eazymov, l’azienda coreana produttrice dei mezzi. «Purtroppo – esordisce l’assessore – abbiamo dovuto prendere atto della ripresa del fenomeno dei danneggiamenti a questi mezzi. Nel corso dell’incontro di ieri (l’intervista è di venerdì 3 maggio) abbiamo messo a confronto la casistica di Alba con quanto accade nelle altre città che dispongono di un servizio analogo. Non è però consolante scoprire che, in pratica, tutte le città dove esiste il bike sharing convivono con il problema del vandalismo e del danneggiamento delle biciclette». Domenica 12 maggio avremo “Alba in bici”. Sarà l’occasione per parlare di questo argomento? «Certamente sì – riprende Rosanna Martini -. Sarà l’occasione per stigmatizzare un certo tipo di comportamento e annunciare azioni a contrasto del fenomeno. Tra l’altro Bus Company metterà a disposizione dei partecipanti un buon numero di biciclette a pedalata assistita come quelle del “Bus2Bike”». Perché accade questo e cosa si può fare per ridurre o eliminare questi comportamenti? «Sappiamo che gli autori di questi atti sono 10 o 15 giovani e adolescenti. Fatto questo che rende ancora più triste la natura dei fatti. Perché gli autori sanno benissimo che quando forzano il lucchetto smetterà di funzionare la pedalata assistita e la bicicletta perde la sua caratteristica più importante. Sanno benissimo che il loro comportamento è fine a se stesso e negativo per tutta una comunità. Evidentemente o mai nessuno ha spiegato loro le regoli basilari della convivenza tra persone civili, oppure non hanno capito». E’ ancora del parere che la responsabilità di questi fatti è anche della collettività? «Senza dubbio. Le principali agenzie educative, la famiglia e la scuola, sembrano, in molti casi, non essere all’altezza del loro ruolo istituzionale. Per non dire dei testimoni degli atti vandalici che altro non fanno che riprendere con il telefono e postare lamentele sui social. Perché nessuno mette da parte l’ambizione di essere Oliver Stone e interviene per impedire il danneggiamento? Non si più solamente delegare e aspettare che siano altri a occuparsi delle cose. Salvo poi lamentare le conseguenze di un atteggiamento di questo genere».

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