L’Asti-Cuneo è già di nuovo ferma?

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Ripresa dei cantieri entro l’estate – avevano promesso il premier Giuseppe Conte e il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, il pentastellato Danilo Toninelli, poche settimane fa in un sopralluogo a Cherasco, dove si interrompe il viadotto dell’autostrada Asti-Cuneo. Ma difficilmente sarà così. Almeno a sentire Chiara Gribaudo, parlamentare cuneese del Pd che ha inviato ai giornali un comunicato intitolato: Stop al piano del Governo, rischio procedura d’infrazione.
Spiega Gribaudo: «La Commissione Europea non ha autorizzato nessun cambiamento degli accordi sull’Asti-Cuneo e il Ministero non ha ancora inviato a Bruxelles nessun dato.Dal riunione del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) di ieri sera, alla quale ho assistito insieme all’assessore regionale Balocco, è emerso che non si può costruire l’autostrada attraverso l’aumento del valore di subentro sulla concessione della A4: nei documenti del governo stesso si legge che potrebbe causare addirittura una procedura di infrazione europea. Ciò significa che il piano di Toninelli è bloccato e che sul moncone di Cherasco è stato girato dal premier Conte solo l’ennesimo spot elettorale, prendendo in giro istituzioni e cittadini cuneesi».
Prosegue la parlamentare: «L’A33 Asti-Cuneo non era nemmeno formalmente all’ordine del giorno. È stata solo consegnata un’informativa sulle concessioni autostradali, dove la Rappresentanza italiana presso la Commissione Europea riporta non solo lo stupore degli uffici per la volontà di modificare un accordo già preso e firmato, ma anche l’avvertimento che un valore di subentro eccessivamente alto violerebbe la normativa sugli appalti e sarebbe respinto al mittente. Lo sospettavamo e adesso ne abbiamo la certezza. E’ impossibile alzare il valore di subentro sulla Torino-Milano a un miliardo di euro senza ledere la concorrenza nel settore autostradale. È un regalo inaccettabile al concessionario. Toninelli deve ritirare questa idea assurda e riprendere subito l’accordo firmato dal ministro Delrio, che la Commissione europea aveva accettato e che consente di far partire i cantieri entro il 2019. Adesso basta scherzare, i cittadini di Asti e di Cuneo non possono veder rimandata l’opera di altri due anni per colpa dell’improvvisazione e dell’incompetenza di questo esecutivo».

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