L’asilo Città di Alba denuncia un milione di euro di debiti

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ALBA – L’asilo nido “Città di Alba” ha bisogno d’aiuto per proseguire nell’attività che porta avanti da 174 anni a vantaggio dei piccoli e delle famiglie che affidano i loro figli alle cure del personale della storica scuola materna che si trova a poca distanza dall’abside della chiesa di S. Domenico. In questo momento l’asilo è frequentato da 153 bambini di età compresa tra zero e 6 anni organizzati in sette aule che ospitano un micro nido, una sezione primavera, tre sezioni con attività bilingue e una sezione non bilingue seguite da 27 collaboratori di elevata professionalità. La scuola, attiva sin dal 1847, ha una propria mensa, consente entrata e uscita con orari flessibili e attività formative anche in lingua inglese. L’asilo “Città di Alba” è ora gestito da un consiglio d’amministrazione composto dalla presidente Antonella Bolla, dal vice presidente Nicola Conti e dai consiglieri Franco Balocco, Margherita Stupino e don Dino Negro. Della segreteria amministrativa si occupa il commercialista albese Marco Ansaldi.

La ricetta in pochi punti: aumento delle rette, controllo dei costi e ottimizzazione del personale

La presidente Antonella Bolla e il segretario Marco Ansaldi hanno preso parte alla riunione della Quarta Commissione convocata lunedì 3 maggio per sottoporre al Comune la difficile situazione economica e finanziaria in cui versa l’ente.

“Se – ha sintetizzato Marco Ansaldi – l’asilo fosse un’azienda commerciale o manifatturiera avrebbe dovuto consegnare i libri in tribunale già nel 2014. Adesso il nostro compito è quello di evitare che il perdurare della situazione che ci ha portati qui oggi, rimettere i costi sotto controllo, recuperare risorse e pianificare un rientro che ci consenta di proseguire l’attività e risanare la grave condizione debitoria che ammonta, in pratica, ad un milione di euro o poco meno”.

Una cifra, questo è stato appurato dalle verifiche condotte dal CdA, che corrisponde 14 anni di gestione economica con una perdita di 40.203 euro l’anno. L’analisi dettagliata degli ultimi 5 anni di gestione hanno permesso di comprendere a fronte di un attivo sostanzialmente stabile nell’ordine dei 750mila euro/anno, lo stato passivo è cresciuto del 75% assestandosi a 978.055 euro con un risultato d’esercizio in perdita per 245mila euro.

“A determinare la situazione – ha spiegato Ansaldi – sono state le rette inadeguate (aumenteranno di 50 euro da settembre), la formazione non ottimale delle classi e le spese per una struttura sovradimensionata con i costi del personale in crescita del 22% con un rapporto di 8,7 ragazzi per ogni collaboratore. Evidentemente non si tenne nel debito conto la diminuzione del numero degli iscritti. In questo modo l’indebitamento medio degli ultimi 14 anni è stato di 65.119 euro/anno. I primi provvedimenti – in vista del 2021 – saranno l’adeguamento delle rette, il contenimento delle spese, la riorganizzazione e ottimizzazione del personale. Ma senza contributi sarà impossibile contenere una ulteriore perdita di esercizio”.

La palla passa dunque all’Amministrazione. Che dovrà meditare su quanto e come intervenire in risposta all’SOS lanciato dagli amministratori della scuola che, se lasciata sola, potrebbe non farcela. La pregressa esperienza della casa di riposo “Ottolenghi” e dell’Apro fa però ben sperare. Come ha suggerito in proposito il consigliere Olindo Cervella “è già stato fatto. Basta copiare!”

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