La testimonianza delle sorelle Andra e Tatiana Bucci ultime ex deportate ad Auschwitz

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Leggerezza, curiosità, interesse sono le parole che hanno caratterizzato una due giorni di incontri tra le classi dell’Istituto comprensivo di Govone, Scuola polo regionale delle Avanguardie educative, e le sorelle Andra e Tatiana Bucci, tra le ultime, e più giovani, sopravvissute al campo di sterminio di Auschwitz.

Inserito in un ciclo di incontri su tematiche legate all’educazione civica, nato dal tentativo di far incontrare e dialogare le studentesse e gli studenti con i nomi rappresentativi del mondo della cultura nei suoi vari aspetti, l’evento ha costituito il momento conclusivo di un percorso legato al 27 gennaio e alla “Giornata della Memoria”.

Collegate da Bruxelles in modalità telematica nelle giornate di martedì 14 e giovedì 17 febbraio, le due testimoni della Shoah hanno dialogato con quasi trecento alunne e alunni, dalla Scuola dell’Infanzia alla Secondaria di primo grado, con la Dirigente scolastica, prof.ssa Gabriella Benzi, e i loro docenti.

Grande tenerezza hanno suscitato le domande dei più piccoli, che hanno dato prova di conoscere bene la loro storia. “Che sapore aveva la pappa che mangiavate al campo?”, “Come è stato vivere senza la mamma?”, “Ma l’acqua che vi davano da bere al campo era veramente pulita?” fino alla richiesta di vedere il numero tatuato sul loro braccio, nel tentativo di comprendere meglio, nonostante la giovane età, l’accaduto.

Maggiormente mirati gli interventi delle alunne e degli alunni più grandi, nati dalla necessità di approfondire i contenuti affrontati in classe in preparazione all’incontro.

Immancabile la richiesta legata al tema del perdono nei confronti di coloro che, nel corso delle persecuzioni contro gli ebrei, si sono macchiati di atroci delitti.

Come molti altre, altri sopravvissuti, Andra e Tatiana hanno sottolineato con grande sincerità quanto risulti difficile perdonare chi ti rubato un pezzo di infanzia, un affetto caro, nel loro caso la nonna e il cugino Sergio, e come i sentimenti negativi non siano rivolti tanto al popolo tedesco ma ai nazisti.

Durante i due intensi pomeriggi le sorelle Bucci si sono alternate nel rispondere alle numerose domande, talvolta in lieve disaccordo tra di loro, ma dimostrando come ancora oggi, nonostante le distanze geografiche che le dividono, forte sia il legame che le unisce.

“Avere una sorella ad Auschwitz significava avere sempre una spalla su cui appoggiarti”; ciò ha consentito loro, insieme ad una serie di altre situazioni fortunate, di sopravvivere agli orrori della deportazione.

La giovane platea ha saputo leggere tra le righe, cogliendo non solo le parole ma le sfumature, il significato dei gesti, dei sorrisi, come ha scritto Ana, alunna di una delle classi terze della scuola secondaria, ringraziandole con il suo messaggio: “Il sorriso sempre stampato in viso, gli occhi chiusi per rivivere le scene, la voglia di vedere noi ragazzi attenti, il desiderio di rispondere alle nostre domande.

Ringrazio Andra e Tatiana Bucci per aver condiviso con noi la loro commovente storia”.

Perché, come da loro affermato in più occasioni: “Non abbiamo mai rifiutato una testimonianza e non lo faremo, finché ne avremo le forze.

Ci risulta impossibile declinare l’invito delle scuole, dei giovani. Sono troppo importanti per noi.

Sono il nostro futuro

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