La frutticoltura della “Granda” vive un momento di incertezza e sta navigando a vista

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In Piemonte la produzione di frutta fresca vanta numeri importanti, con 8.000 aziende e oltre 18.000 ettari coltivati dei quali 3.000 con il metodo biologico. Ma ancora più significativo è l’impatto del settore in provincia di Cuneo, che rappresenta il 60% di quello regionale. Da alcuni anni il comparto deve affrontare problemi non di poco conto. Cosa si prevede per il 2022? Ne abbiamo parlato con Maurizio Ribotta: responsabile provinciale Cia Cuneo dell’assistenza tecnica in campo.

“Il mondo frutticolo – sottolinea – sta vivendo un periodo di incertezza, con le aziende spesso costrette a navigare a vista. Una situazione da monitorare e da tenere sotto controllo con attenzione, anche perché le difficoltà esistenti impongono di valutare in modo prudente la programmazione di eventuali investimenti futuri. Il comparto frutticolo piemontese è da sempre all’avanguardia, nel quale produttori ed esportatori investono molto. In questo periodo, però, è chiaro che sta diventando estremamente complesso avere una visione del domani”.

Gelate e polizze assicurative

Nell’aprile 2021 una gelata tardiva ha devastato le fioriture delle varie specie di frutta, compromettendone fortemente la produzione. Per “salvare” le colture da questa situazione sono nate delle protezioni attive. I sistemi principali sono tre: attraverso degli impianti ad hoc, irrigare la chioma delle piante con acqua la quale nel passaggio dallo stato liquido al solido (ghiaccio) produce energia termica e trasmette calore all’organo vegetale, difendendolo; usare le ventole posizionate sulla parte superiore di pali alti una decina di metri che mischiano l’aria e spostano quella calda presente negli strati alti verso il basso; collocare alla base delle colture delle fonti di calore – candele di dimensioni maggiori rispetto al normale –  con cui si scalda l’aria circostante.

Ci sono poi le polizze per la gestione del rischio gelate. Ma dopo i rilevanti indennizzi del 2021, quest’anno molte compagnie assicurative non intendono proporre alle aziende frutticole la copertura dei danni prodotti dal fenomeno o, se lo fanno, prevedono un risarcimento decisamente minore rispetto agli anni passati. Dice Ribotta: “Ormai l’anticipo vegetativo è diventato quasi una normalità. Per cui c’è il pericolo – anche se ci auguriamo di no –  che il gelo possa colpire le fioriture per tutto il mese di aprile. Le protezioni attive svolgono il loro lavoro, ma l’assicurazione rappresentava una riferimento sicuro per l’azienda. In questa situazione, invece, i frutticoltori devono fare i conti con l’incertezza per la loro produzione”.

 

Eventi atmosferici estremi

Alle gelate tardive si aggiungono altri eventi atmosferici estremi legati ai cambiamenti climatici: le trombe d’aria, i temporali di intensità devastante, le grandinate. Come è accaduto la scorsa settimana in alcune zone della provincia. Fenomeni che stanno preoccupando e allarmando sempre di più il mondo agricolo. Anche perché, quando sono disastrosi, le protezioni esistenti degli impianti, ad esempio le reti antigrandine, non bastano a difendere le colture. E le stesse assicurazioni non possono mai coprire per intero gli ingenti danni.

 

La siccità

Spiega Ribotta: “Dopo quasi quattro mesi in cui non è caduta pioggia, la scorsa settimana ci sono state precipitazioni miste a grandine. Però, in modo così violento non servono. Anzi. Poi, in alcune zone è tornato a nevicare. Ma non basta. Per cui, continuiamo ad avere pochissime riserve idriche. C’è poca acqua sia superficiale, sia sotterranea. Il comparto frutticolo è preoccupato, perché se non si può irrigare le piante vanno in sofferenza con conseguenze non proprio positive”.

 

Il mercato

Ribotta: “Quest’anno, gli esportatori ci dicono che il mercato frutticolo, in particolare l’export di  mele e di kiwi, è stagnante, con notevoli rallentamenti nelle vendite. Inoltre, le vicende legate all’invasione russa dell’Ucraina potrebbero creare un ulteriore problema con le mele. La Polonia, infatti, che è uno dei principali produttori europei del frutto, se non avesse più sbocchi verso l’Ucraina, dovrebbe ripiegare su altri mercati ai quali si rivolge anche l’Italia. Aumentando, così, le difficoltà del nostro settore. Abbiamo sicuramente necessità che la politica dialoghi con altri Paesi per trovare il più possibile accordi bilaterali capaci di favorire ulteriormente l’export verso nuovi sbocchi commerciali”.

Ma non solo. “Altro aspetto importante è il dialogo con la grande distribuzione, che ha in mano rilevanti volumi di vendita, per cercare intese che possano garantire il giusto prezzo al produttore. Inoltre, è fondamentale valorizzare le nostre produzioni legandole sempre di più al territorio di eccellenza dove vengono coltivate. Stimolando il consumatore alla cultura del locale”.

 

La manodopera

Ribotta: “Le aziende frutticole, in particolare quelle di maggiori dimensioni, hanno la necessità di personale ancora prima della raccolta per effettuare le diverse pratiche agronomiche necessarie alla gestione delle piante. Ma stanno facendo notevole fatica a reperirlo: e anche questo è un problema da prendere in considerazione”.

 

 

 

 

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