Non passate a Fondazione di diritto privato: è l’invito rivolto dal Consiglio comunale al collegio commissariale della casa di riposo sommarivese. Che non l’ha accolto: decidendo di procedere alla privatizzazione.
Il Municipio s’è schierato per il mantenimento dell’attuale Ipab (Istituzione pubblica di assistenza e beneficenza) preoccupato per il patrimonio del ricovero. Frutto anche di erogazioni civiche (550mila euro solo negli ultimi 9 anni) oltre che di donazioni di cittadini, secondo il Comune tutto, compresa la colonia di Entracque, dovrebbe confluire in Italia Sociale, un fondo costituito a Roma. Sciolto l’Ipab, inoltre, il sindaco perderebbe il controllo sulla governance della casa di riposo: solo più 2 dei 5 membri del nuovo Cda, infatti, deriveranno da sua nomina.
L’ordine del giorno anti-privatizzazione è passato a maggioranza. Contro, forse per la prima volta, ha votato la minoranza di “Essere Sommariva”.
Il presidente di “Casa Serena”, Bernardino Borri: «Abbiamo inviato in Regione, Ente competente, richiesta di diventare Fondazione. Non possiamo, nell’interesse del ricovero, rinunciare ai vantaggi economici, fiscali e gestionali che ne deriveranno. Come fatto notare per lettera dalla stessa Regione al Comune, non esiste il problema asserito sul patrimonio che resterà a Sommariva. Riguardo agli amministratori, essi non hanno un mandato fiduciario del sindaco ma di semplice espressione di rappresentanza della cittadinanza».
E se il Comune vi tagliasse i contributi? «A parere del nostro legale sarebbe un’ingiustizia e come tale la segnaleremmo».